domenica 19 dicembre 2010

ANTONIO PEDACE E'STATO ASSOLTO CON FORMULA PIENA,
tutti assolti anche gli immigrati giudicati con lui!
una vittoria della solidarietà!
Diamo con gioia questa notizia a tutte e tutti i nostri compagni, amici, a tutte le persone solidali ed ai tanti e tante che hanno sostenuto e si sono interessati alla causa di Antonio Pasquale Pedace, dirigente di Socialismo rivoluzionario “accusato di umanità” e perciò processato dal tribunale di Siracusa.
Ci stringiamo attorno ad Antonio per il positivo esito di una vicenda processuale durata molti mesi: da quell’agosto 2008 in cui Antonio alla stazione di Siracusa, assistendo per caso ad un’operazione di polizia contro alcuni immigrati, è intervenuto verbalmente in loro difesa perché fossero trattati da esseri umani, essendo perciò accusato di lesioni e resistenza a pubblico ufficiale.
In questi mesi molte persone, attivisti, intellettuali, forze sociali e sindacali, e specialmente i Comitati Solidali e Antirazzisti hanno sostenuto la causa di Antonio: ringraziamo tutti, con loro e con Antonio in primo luogo vogliamo condividere questa importante vittoria della solidarietà che ci sprona ancor più nell’impegno di solidarietà ed antirazzismo di cui Antonio è un nitido e coraggioso esempio.
Dal sito www.lacomuneonline.it

sabato 27 novembre 2010

Comitato La Via Della Libertà, 27 Novembre 2010 Mercato Di Scandicci..
..incontro con la gente del quartiere.


Oggi 27 Novembre siamo intervenuti come comitato al mercato di Scandicci, per conoscere la gente del quartiere e parlare con questa di solidarietà e umanità.

Per l'occasione abbiamo pensato di aiutarci realizzando dei cartelli da indossare, con sopra riportate immagini e parole che esprimessero in forma semplice ma immediata le idee ed i principi intorno ai quali ci siamo fondati, e che intendiamo promuovere e coltivare attraverso il dialogo con chiunque abbiamo l'occasione d'incontrare quotidianamente.

Con nostra sorpresa e gioia ci siamo accorti fin da subito che, nonostante l'iniziale imbarazzo e le legittime sfumature e talvolta divergenze di opinioni su un tema così caldo ed attuale come quello dell'accoglienza e della solidarietà umana, questione complicata non poco dall'opera mediatica di mistificazione e demonizzazione della "diversità" spesso bollata come condizione di "inferiorità" etico culturale, quasi mai è stato evitato il confronto, segnale importante del diffuso e crescente bisogno da parte delle persone, seppur fra mille paure, stanchezze, luoghi comuni e generalizzata diffidenza, di esprimere comunque la voglia di una vita migliore.

Per noi sostenere e difendere la vita significa partire dall'esistenza reale delle persone, dai loro pensieri e speranze, e perchè no anche e soprattutto dai sorrisi, come quello di Simone e dei suoi amici venuti dal Marocco che hanno accolto le nostre riflessioni e le nostre proposte con calorosa partecipazione, invitandoci infine a casa loro una sera a mangiare lo squisito "tagine" marocchino.
O Maria, simpaticissima signora che vive nel quartiere e che dopo aver parlato insieme a noi e raccolto il materiale è tornata a chiederci come avrebbe potuto partecipare agli incontri del comitato non avendo la macchina..un "autostop" originale verso un mondo migliore!!!

Sara, sostenitrice convinta dell'impegno di Medici senza Frontiere e dell'importanza dell'ospitalità come valore fondante di relazioni umane nuove e benefiche, che ha chiesto di partecipare all'Assemblea Cittadina dell'11 Dicembre prossimo; e Sonia, fautrice e organizzatrice come noi di momenti di cineforum come strumento di dibattito e confronto.

Mamma Donatella poi ha trovato il nostro volantino perfino utile a stimolare un confronto importante con le altre mamme dentro la scuola.

Questi e tanti altri che avremmo voglia di presentarvi, augurandoci in primo luogo di rincontrarli presto per conoscerli e farci conoscere meglio.

Avevamo voglia di raccontarvi questa giornata, apparentemente una come tante della vita di ciascuno, ma ricche invece di possibilità nuove e preziose di comunanza, se ricercate con generosità, pazienza e passione, da protagonisti.

Un caloroso abbraccio a tutti, ed un augurio di prossima migliore umanità.

domenica 21 novembre 2010

Assemblea cittadina dei Comitati Solidali e Antirazzisti

PER LA PIENA ASSOLUZIONE DI ANTONIO PEDACE
DIFENDIAMO CHI E’ SOLIDALE
COSTRUIAMO SOLIDARIETA'


Nello spirito dell'assemblea nazionale dei Comitati Solidali Antirazzisti tenutasi a Roma il 3 Ottobre scorso avvertiamo la necessità di alimentare, rinnovandola, l'esperienza positiva ed appassionante alla cui costruzione abbiamo avuto l'opportunità di partecipare.

Siamo convinti che la condivisione e la messa all'opera dei comuni principi di umanità, solidarietà e comunanza che ispirano l'impegno di ciascuno di noi sia non solo urgente, come esplicitamente ci dicono le tante, diverse, permanenti, drammatiche ma soprattutto coraggiose lotte per la vita ingaggiate dai nostri fratelli e sorelle in ogni parte del mondo, dalla Palestina alla Cecenia, dai popoli della foresta amazzonica a Castelvolturno, ma che sia questa anche l'unica possibilità immediatamente concreta di difesa e riscatto della dignità di ogni essere umano.

Una dignità sistematicamente negata e tradita dalla politica sempre più greve e violenta espressa da tutti gli stati, compresi quelli democratici. Ne è puntuale conferma in queste ore la vicenda dell'arresto e dell'espulsione immediata di Mohamed, egiziano, accusato di solidarietà nei confronti dei fratelli in lotta a Brescia. Una punizione esemplare, niente di meno, né purtroppo di nuovo.

Sorte analoga in questo paese tocca infatti a chiunque scelga di schierarsi a fianco dei migranti. Lo sanno bene i pescatori siciliani spesso denunciati per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina per aver tentando di trarre in salvo sui loro pescherecci uomini donne e bambini dispersi in mare dalle motovedette della guardia costiera italiana; lo sanno alcuni religiosi come padre Carlo D’Antoni accusato dello stesso reato per aver offerto accoglienza a tanti fratelli e sorelle nella propria parrocchia a Siracusa;e lo sa Antonio Pedace, dirigente di Socialismo Rivoluzionario, impegnato da anni nella lotta antirazzista, che il 24 Agosto 2008 ha assistito casualmente ad un'operazione di polizia nella stazione di Siracusa, durante la quale un gruppo di ragazzi immigrati dall'Eritrea sono stati trascinati fuori dal vagone e sdraiati faccia a terra come pericolosi criminali.
Antonio non è rimasto indifferente, intervenendo in difesa della dignità di quelle persone, ed invitando gli agenti a metodi più rispettosi ed umani.
Per questo Antonio Pedace ha pagato e sta pagando con una fantasiosa e totalmente infondata denuncia per lesioni e resistenza a pubblico ufficiale, e costretto a difendersi durante un costoso e lungo iter processuale durato due anni, che si concluderà nella prossima udienza del 17 Dicembre di quest'anno, con esito ancora molto incerto.
In occasione dell’ultima udienza si svolgeranno iniziative di solidarietà con dei presidi e assemblee nelle principali città per la piena assoluzione di Antonio ed in sostegno di tutti coloro che scelgono di esprimere e costruire solidarietà e comunanza.

Antonio interverrà alla terza Assemblea Cittadina Dei Comitati Solidali Antirazzisti di Firenze che si terrà il giorno 11 Dicembre prossimo.

L'invito che vi rivolgiamo caloroso è pertanto quello d'intervenire per animare insieme questo momento di pensiero plurale e di protagonismo benefico che diventi uno spazio d'impegno aperto e coinvolgente in cui imparare a coltivare ed a restituire permanentemente intorno a noi, e non di meno a noi stessi, una proposta, una speranza, e magari una possibilità di vita migliore.

Speriamo davvero di ritrovarci numerosissimi, un abbraccio a tutti voi!





ASSEMBLEA CITTADINA DEI COMITATI SOLIDALI E ANTIRAZZISTI DI FIRENZE
SABATO 11 DICEMBRE ORE 16.00

giovedì 28 ottobre 2010

Commento alla sentenza del Tribunale di Torino

Per quanto clamoroso, vergognoso ed incredibile è forse il caso di ricordare che quello a cui assistiamo in queste ore è solo l’ennesimo drammatico oltraggio alla vita dei tanti esseri umani che in Italia e nel mondo cercano quotidianamente e semplicemente di esistere, né più e né meno come ognuno di noi.
Persone, storie, mondi quelli dei nostri fratelli e delle nostre sorelle d’altre terre che come ombre si allungano e strisciano silenziosi lungo i muri delle città in cui viviamo, anonimi, sconosciuti, ignorati, o altrimenti derisi, temuti, additati, al tempo stesso negati ed usati, ora come merce a buon prezzo da ottimizzare nel ciclo economico, ora sul patibolo mediatico come capro espiatorio del decadimento della nostra millenaria “civiltà”.
E’ importante partire da qui per non cadere nel tranello della cronaca che, anche di fronte all’aberrazione esplicitamente razzista contenuta nella sentenza della sezione “civile” del tribunale di Torino, roccaforte del campione della sinistra italiana Chiamparino, fatica tuttavia ad uscire dal gossip quotidiano della corruttela e del malaffare della politica, dalle scaramuccie di bottega o di palazzo, certamente commercialmente assai più redditizie, nonché più utili alla propaganda politica, per provare a raccontare il mondo reale, quello fatto dalle persone che vivono, spesso affrontando con dignità condizioni di estrema umiliazione e degrado, e non solo quando muoiono o vengono uccise, come sistematicamente accade manu militari in ogni dove dal sud est asiatico alla Cecenia, dal Tibet alla Palestina, o qui da noi lasciate annegare a largo delle nostre coste come effetto collaterale del buon funzionamento della “macchina” democratica.
Macchina appunto, forse non a caso definita così perché necessariamente impersonale, sovraumana, presuntamene oggettiva ed infallibile, e quindi per questo inevitabilmente disumana.
Il drammatico bilancio di morte e disperazione che ne risulta ne è la prova inconfutabile. L’epilogo di un sistema in caduta libera quello del sistema democratico globale, senza più prospettive né capacità di governare ed interpretare i rapidi ed irreversibili mutamenti epocali del nostro tempo, dalle migrazioni di interi popoli da una parte all’altra del pianeta in cerca di salvezza, alle crisi ambientali sempre meno gestibili attraverso le logiche di un capitalismo vorace e predatorio, affamatore e in molti casi omicida, nè tanto meno con l’utilizzo della guerra permanente e diffusa, figli entrambi dello stesso ventre statalista.
Una deriva sanguinaria che rischia di diventare nell'immginario collettivo, e per certi versi già lo è, la normalità, o quanto meno l’inevitabile passaggio verso una nuova era di sviluppo e benessere.
Sappiamo purtroppo che non sarà così.
Che la libertà e la felicità vanno ricercate con impegno e con passione, che l’emancipazione della specie non è un fatto meramente ciclico né meccanico.
Ma soprattutto sappiamo ch’è nel silenzio, nell’omertà, che si consumano i crimini contro di essa, quotidianamente.
Per questo è necessario rivendicare una profonda solidarietà nei confronti della persona ancor prima che del lavoratore di origine albanese, dei sogni e delle speranze che la animavano, dell’amore che ne motivava il coraggio di rischiare ogni giorno la vita in cambio di qualche soldo da mandare a casa.
E’ necessario partire dalla vita, dalle ragioni più intime di questa, per iniziare a contrastare la cultura dell’omologazione e della mercificazione di tutto e di tutti, dello sfruttamento sistematico e dell’uccidibilità impunita a cui ogni giorno la nostra specie è costretta sotto l’egida democratica. Riconoscersi parte di una comune umanità contro i tentativi di divisione e contrapposizione messi in atto dalla politica borghese, nelle forme più bieche e deteriori dei muri alzati nei quartieri del nord, della riduzione in schiavitù di milioni di donne e di bambini, o in quelle più composte ed accreditate dei tribunali dove la vita delle persone viene misurata con un parametro monetario, e svenduta.
Come se la questione fosse il “quantum”, e non invece il “come” le persone avrebbero il diritto di scegliere di vivere..mi chiedo e vi chiedo: a quanto avrebbe dovuto corrispondere un equo indennizzo per la vita d’un essere umano costretto a rischiare la morte per tentare di sopravvivere in condizioni spesso precarie ed insicure, ed alla fine ritenuto perfino colpevole di non esserne stato capace, come inequivocabilmente sancisce il dispositivo della sentenza che riduce del 20% l’indennità riconosciuta ai familiari della vittima per corresponsabilità di questa nell’aver determinato la propria morte?..ricordo che in Cina si addebita alla famiglia del defunto il costo del proiettile utilizzato per eseguirne la pena capitale..
Semplici coincidenze, o inquietanti analogie?
Imparare a restituire valore alla vita significa ripartire dagli altri, dalla loro felicità non meno che dalla nostra. Vuol dire conoscere, appassionarsi, e commuoversi per i sogni e le speranze altrui, scegliendo di battersi per queste come per le proprie. Ricercare insieme le ragioni profonde ed urgenti, rintracciare i principi fondanti di un bene che sia davvero comune, duraturo, condiviso perchè cooperato ci pare l’unica chance di liberazione della specie umana dal giogo della politica e dei poteri oppressivi, e dall’insopportabile ipocrisia che sottende il dibattito sulla congruità dell’elemosina dispensata da questi in cambio delle migliaia di vite umane sacrificate ogni giorno sull’altare delle proprie barbare regole..tuttavia orgogliosamente democratiche.
David del Comitato solidale e antirazzista" La Via Della LIbertà"

mercoledì 27 ottobre 2010

ROMA - L'operaio morto è albanese. Ma la sua vita vale meno di quella di un italiano. Ai suoi familiari, che vivono in Albania, "area ad economia depressa", va un risarcimento di dieci volte inferiore rispetto a quello che toccherebbe ai congiunti di un lavoratore in Italia. Altrimenti madre e padre albanesi otterrebbero "un ingiustificato arricchimento". Questa gabbia salariale della morte, ispirata al criterio del risarcimento a seconda del Paese di provenienza del deceduto sul lavoro, è contenuto in un sentenza shock del Tribunale di Torino. Il giudice civile, Ombretta Salvetti, richiamandosi ad una sentenza della Cassazione di dieci anni fa, ha dunque deciso di "equilibrare il risarcimento al reale valore del denaro nell'economia del Paese ove risiedono i danneggiati". Dopo aver addebitato all'operaio deceduto il 20% di concorso di colpa nella propria morte, la dottoressa Salvetti ha riconosciuto a ciascun genitore residente in Albania la somma risarcitoria di soli 32mila euro. Se l'operaio fosse stato italiano, sarebbero state applicate le nuove tabelle in uso presso il Tribunale di Torino dal giugno 2009 in base alle quali a ogni congiunto dell'operaio morto sarebbero stati riconosciute somme fino a dieci volte superiori (fra 150 e 300 mila euro).

Questa sentenza destinata a fare discutere in un mondo del lavoro nel quale la presenza di lavoratori stranieri è sempre più alta, è stata criticata da uno dei massimi esperti di diritto civile, l'avvocato Sandra Gracis. "In base a questo criterio del Tribunale torinese - spiega il legale - converrebbe agli imprenditori assumere lavoratori provenienti da Paesi poveri, perché, laddove muoiano nel cantiere, costa di meno risarcire i loro congiunti". "Ma ribaltando la situazione - aggiunge l'avvocato Gracis - che cosa sarebbe successo se il dipendente morto fosse stato del Principato di Monaco, oppure degli Emirati? Il risarcimento ai genitori sarebbe stato doppio o triplo rispetto a quello per un italiano?".

Secondo Sandra Gracis, "il giudice torinese s'è rifatto al una sentenza della Cassazione del 2000 peraltro non risolutiva, ignorando che la Suprema Corte, appena un anno fa, ha affermato che la "tutela dei diritti dei lavoratori va assicurata senza alcuna disparità di trattamento a tutte le persone indipendentemente dalla cittadinanza, italiana, comunitaria o extracomunitaria". Già nel 2006 la Cassazione aveva stabilito che "dal punto di vista del danno parentale, non conta che il figlio sia morto a Messina o a Milano, a Roma in periferia o ai Parioli. Conta la morte in sé, ed una valutazione equa del danno morale che non discrimina la persona e le vittime né per lo stato sociale, né per il luogo occasionale della morte"

giovedì 14 ottobre 2010

A Roma abbiamo assistito all'ennesimo atto di violenza e di indifferenza, una donna lasciata agonizzare per diversi minuti senza che nessuno la soccorresse, poteva essere la nostra compagna, nostra figlia, una nostra amica ma che differenza fà, è un essere umano, con i suoi sogni le sue esigenze, le sue lacrime e le sue gioie. Perchè bisogna aspettare di essere direttamente colpiti i per capire che quello che è successo a Roma ci riguarda, ci coinvolge, ci deve interessare perchè si parla della vita di ognuno di noi, dell'oggi e del domani , dei quali siamo i direttamente responsabili e possiamo essere immediatamente protagonisti affermativamente. Bisogna dire basta , bisogna mobilitarsi, bisogna schierarsi. Viviamo nell'indifferenza e questo fa male, fa male a chi cerca di lottare, di impegnarsi, a chi sceglie strade alternative per affermare una Comune Umanità, Antonio si è schierato e stà pagando il suo coraggio, non possiamo e non dobbiamo lasciarlo solo, per questo facciamo un appello a tutti voi, venite ai presidi che sono in programma giovedi 14, affinchè chi subisce e chi lotta sappia che non sarà lasciato solo, perchè la solidarietà ci avvicina gli uni agli altri nei momenti di difficoltà, mentre l'indifferenza ci allontana e ci abbrutisce. Possiamo scegliere ed i Comitati Solodali e Antirazzisti lo hanno fatto.
Palermo ore 16,30 Teatro Massimo
Roma ore 17,30 largo di Torre Argentina
Napoli ore 18 p.del Gesù;
Milano ore 17,30 p.argentina (MM Loreto )
Brescia ore 18,30 p.Roveta
Torino ore 17,30 v.Po ( fronte chiesa)
Genova ore 17,30 p.Bianchi
Bologna ore 18 p.Maggiore
Prato ore 17 p.del Comune
Firenze ore 18,00 Stazione Santa Maria Novella (lato scalette)

martedì 12 ottobre 2010


Antonio Pasquale Pedace, redattore de La Comune e dirigente nazionale di Socialismo rivoluzionario, il 24 agosto 2008 a Siracusa ha assistito casualmente a un’operazione di polizia ed ha detto agli agenti che i ragazzi eritrei da loro maltrattati sono esseri umani e non bestie. È stato arrestato ed è sotto processo con le accuse infondate di lesioni e resistenza a pubblico ufficiale.
La stessa procura di Siracusa ha sottoposto agli arresti domiciliari nel marzo scorso Padre Carlo D’Antoni “colpevole” di aver accolto nella comunità di Bosco Minniti tanti immigrati.
La solidarietà è dunque sotto processo.
Ci rivolgiamo a tutte le persone che si riconoscono in una comune umanità, al mondo della solidarietà, dell’antirazzismo e del volontariato per affermare insieme un principio elementare: difendiamo chi è solidale ed in particolare Antonio Pedace accusato di umanità.
A Siracusa, in occasione dell’udienza del 15 ottobre e della sentenza, saremo presenti in aula. Realizzeremo un presidio giovedì 14 ottobre (ore 16 presidio in largo XXV luglio al Tempio di Apollo) , e svolgeremo un’assemblea pubblica venerdì 15 (sala della Chiesa S. Paolo, largo XXV luglio)

Palermo ore 16.30 Teatro Massimo
Roma ore 17.30 largo di Torre Argentina
Napoli ore 18 p. del Gesù
Milano ore 17.30 p. Argentina (MM Loreto)
Brescia ore 18.30 p. Rovetta
Torino ore 17.30 v. Po (fronte Chiesa)
Genova ore 17.30 p. Banchi
Bologna ore 18 p. Maggiore
Prato ore 17 p. del Comune
Firenze ore 18 Stazione Santa Maria Novella (lato scalette

sabato 9 ottobre 2010

SFIDA AL CAPORALATO


scioperano gli immigrati
Sedici rotonde stradali tra Napoli e Caserta sono state pacificamente occupate dai lavoratori alla giornata: "Vogliamo almeno 50 euro". Significativo il presidio di Baia Verde a Castel Volturno, dove due anni fa dopo un concerto morì Miriam Makeba. Domani un corteo contro il razzismo e lo sfruttamento
di PATRIZIA CAPUA E CRISTINA ZAGARIA

Erano le rotonde dei kalifoo. Sono diventate le rotonde del riscatto. Mille e cinquecento lavoratori nella giornata ieri hanno occupato le kalifoo - round, le "rotonde degli schiavi".
Kalifoo è il termine con il quale gli immigrati vengono etichettati in Libia durante il loro soggiorno di transito verso l'Italia (significa "schiavo a giornata") ed è l'etichetta, provocatoria, scelta ieri da chi, tra Napoli e Caserta, è sceso in strada e ha manifestato contro il lavoro nero, la clandestinità, le nuove schiavitù.
Ieri si è fermato il mercato delle braccia in Campania. Mille e cinquecento migranti costretti a lavorare in nero, principalmente nell'edilizia e nell'agricoltura, con paghe sempre più basse (ormai anche sotto i 20 euro a giornata) e condizioni di sicurezza inesistenti, si sono fermati. Ma non solo. Sono andati alle rotonde, le stesse dove ogni giorno aspettano "caporali" e padroncini per strappare una giornata di lavoro e hanno alzato un cartello: "Oggi non lavoro", scritto in italiano, inglese e francese, "la mia giornata vale 50 euro".
Uno sciopero dei non assunti, di chi non ha mai avuto il contratto. Uno sciopero di uomini e donne che ogni giorno accettano qualsiasi lavoro, a qualsiasi prezzo, senza nessuna garanzie, perché non hanno il permesso di soggiorno, perché la loro regola è la clandestinità, non per scelta, ma per bisogno. "Io faccio il bracciante, il facchino, il muratore. Anche per 10 euro all'ora - spiega Benjamin, del Togo, alla rotonda di Licola - Oggi però manifesto, perché voglio un permesso di soggiorno, perché non voglio più lavorare a nero, perché non sono uno schiavo. I "50 euro" del cartello sono solo una provocazione. la gente come me, ahimè non ha prezzo, accettiamo tutti i lavori. Ma ho anche una dignità".

venerdì 8 ottobre 2010

Mozione definitiva assemblea nazionale Roma 3 ottobre 2010

Giulia Caruso | 03 Ottobre 2010

Primo commento dall’Assemblea nazionale dei Comitati solidali e antirazzisti

Una discussione che ci accresce
(in fondo: il documento approvato)
L’Assemblea dei Comitati solidali e antirazzisti di oggi a Roma ha visto la partecipazione di circa 500 persone che con determinazione hanno espresso il bisogno e la necessità di voler esserci per interrogarsi sul modo in cui continuare l’esperienza di solidarietà in questo Paese.
Nell’intervento di apertura Renato Scarola ha offerto un’importante riflessione sul contesto di aggravamento delle logiche disumanizzanti che sono proprie della politica, e in particolar modo di quella democratica. Anche per questo il ruolo dei CSA è determinante nel contribuire a creare ambiti umani differenti, altro da queste logiche politiche.
Più di venti interventi si sono succeduti, coordinati da una presidenza molto capace nel gestire i tempi concentrati dell’assemblea – svoltasi nella sola mattinata –, permettendo a chiunque lo volesse di poter parlare.
L’impressione è quella di una riflessione comune che è in crescita, basata sul principio della comune umanità sulla quale si sviluppa la solidarietà che si esprime in ogni CSA e che sta cambiando la vita a tante e tanti protagonisti, così come affermato con forza, con accenti e lingue differenti, negli stessi interventi. Costruire la solidarietà oggi vuol dire costruire delle micro-società – come sottolineato in un intervento in particolare – dove la solidarietà stessa, la sorellanza e la fratellanza siano principi agenti, una solidarietà quindi che cambia le persone, migliorando le relazioni tra queste.
Perché impegnarsi in un CSA?
Perché vogliamo vivere bene, vogliamo costruire relazioni umane migliori perché basate sulla solidarietà e vogliamo farlo fuori dai meccanismi della politica: di questo c’è bisogno di continuare a parlare ed è parte della costruzione di CSA capaci di attrarre e coinvolgere migliaia di persone che nell’impegno solidale e antirazzista trovano la propria espressione di vita.
Dario Renzi ha ripreso questi concetti generalizzandoli nel suo intervento conclusivo, che ha fornito un ulteriore approfondimento di riflessione, restituendo fiducia e prospettiva ai protagonisti alle protagoniste. Questo impegno solidale ha bisogno di principi, programma e luoghi per vivere e far vivere meglio la solidarietà stessa.
Annunciamo ai nostri lettori e alle nostre lettrici che il n.154 de La Comune, in uscita lunedì 11 ottobre, conterrà nelle sue pagine articoli dettagliati su questa giornata.
 
Roma, 3 ottobre 2010
Giulia Caruso
 

 
 

Costruiamo ambiti solidali indipendenti, costruiamo i CSA

 1. La condizione umana della nostra gente, anche in questo paese, continua ad aggravarsi.
Più che mai i valori e la prassi, la cultura e l’impegno, il sentimento e l’organizzazione della solidarietà, che abbiamo cominciato ad assumere, sono attuali ed urgenti, vanno sviluppati ed approfonditi, estesi e sedimentati.
Questa tragica situazione sociale, culturale e coscienziale è alimentata in Italia dall'agire del governo Berlusconi e dal dilagare del razzismo nella società. Questi attacchi gravissimi alla condizione umana sono permessi e favoriti dal sistema democratico dominante, intrinsecamente escludente e razzista, nel cui ambito si muove la quasi totalità delle realtà organizzate.
 
2. La solidarietà umana che abbiamo cominciato ad esprimere nell’esistenza e nell’attività dei CSA comporta una capacità propositiva generale ed articolata ad un tempo.
Si tratta di cominciare ad interpretare ed elaborare una reciprocità coinvolgente -attraverso il metodo del dialogo- nei confronti delle persone provenienti da altri paesi, nei confronti della grande maggioranza delle donne che sono colpite per le loro stesse caratteristiche di genere; nei confronti di chi cerca lavoro o comunque ne è privo; nei confronti di chi viene quotidianamente sfruttato e minacciato nella propria integrità fisica e mentale da condizioni lavorative disumane; nei confronti di chi è tenuto in uno stato di precarietà o addirittura preparato a ciò da un sistema educativo rigorosamente padronale; nei confronti di tutti coloro che sono discriminati per le loro scelte diverse su svariati terreni.
 
3. La solidarietà umana ha in primo luogo un valore d'assieme, fondato sul principio della comune umanità, da sviluppare permanentemente. Il nostro è un impegno di riflessione e azione per affermare e far avanzare il senso generale della solidarietà, la nostra piattaforma comune, condizione essenziale per rafforzare e sviluppare ogni singolo CSA e le sue iniziative particolari.
 
4. E’ evidente che la solidarietà è sotto attacco e minacciata costantemente: scegliamo di costruirla in piena autonomia e indipendenza da chi la osteggia, cioè in primo luogo dalle istituzioni democratiche e dalla loro stessa logica. La solidarietà umana ha bisogno di protagonismo e richiede rapporti umani diretti, la ricerca d'interlocuzione con le persone, il rispetto e la considerazione degli individui, il cambiamento paziente delle relazioni, la costruzione di ambiti di comunanza alternativa alla disgregazione esistente, la partecipazione attiva alle proteste e alle lotte, lo sviluppo della riflessione e l’educazione permanente ai valori e alla cultura della solidarietà con continuità.
 
5. Diamo vita ad un bollettino della solidarietà, di informazione sui e dei CSA, per far conoscere la loro vita e attività. A tal fine si decide che ogni CSA elegga un referente con il compito di mantenere le connessioni con gli altri CSA e la Commissione tecnica per garantire la realizzazione di tale bollettino. Responsabile della fattura del bollettino sarà il nucleo romano della Commissione tecnica.
 
6. Promuoviamo per il Primo Maggio 2011 una giornata nazionale della solidarietà per approfondire la riflessione ideale e sui nostri compiti. Per decidere i contenuti e le modalità di preparazione di questa iniziativa è convocato, per sabato 5 febbraio, il Coordinamento nazionale dei CSA (vedi articolo 5 della carta costitutiva).
  
(risoluzione approvata a maggioranza con 1 non partecipante al voto)

venerdì 24 settembre 2010

ASSEMBLEA NAZIONALE COMITATI SOLIDALI E ANTIRAZZISTI

Noi scegliamo
L’ACCOGLIENZA e la SOLIDARIETA’
verso tutti!
e TU?

Crediamo che tutti abbiano diritto di sognare e desiderare una vita migliore, allontanandosi da guerre e miseria o semplicemente ricercando un luogo che prospetti più opportunità di realizzazione.

Crediamo che i paesi di origine, l’etnia o le differenze di credo non sono e non debbano essere un ostacolo tra le genti ma, al contrario, un motivo di arricchimento, di scambio reciproco e di crescita individuale e collettiva.

Crediamo che sia un nostro dovere e piacere, schierarci e condividere al fianco delle donne e degli uomini i sogni e le speranze che li muovono alla ricerca di un miglioramento di vita, se non ancora della felicità più piena.

Crediamo che in quest'epoca di degrado, di perdita di valori morali e materiali, sia urgente che gli esseri umani si riconoscano in una unica specie, per affermare una comune umanità.

Crediamo che, mentre i vari governi di turno rievocano espulsioni di massa di intere etnie come i Rom, noi non si possa tacere e che si debba promuovere un protagonismo diretto e solidale.

Crediamo che solo con un impegno diretto, solidale e antirazzista, improntato alla costruzione diffusa di ambiti umani alla ricerca di una più benefica convivenza, si possa fermare la deriva razzistoide.

Se anche tu credi che un protagonismo diretto nella solidarietà e nell’antirazzismo possa essere un motivo di miglioramento, andiamo assieme a:
Roma il 3 Ottobre
all' Assemblea nazionale dei Comitati Solidali e Antirazzisti

Per info telefonare a 340 3368044 oppure coordinamento.csa.firenze@gmail.com
(viaggio in pullman da Piazza Adua o teatro Saschall - ore 6)

COMITATO SOLIDALE e ANTIRAZZISTA
“LA VIA DELLA LIBERTA' "

sabato 11 settembre 2010

Torino, chiude la “Casa dell’ospitalità” di via Ghedini.
 
La scure dei tagli all’assistenza (4.5 milioni di euro) si abbatte su una struttura ritenuta dai funzionari e dalla giunta comunale costosa, quindi la logica della contabilità cinica dei numeri ne decreta la sua fine.
Una storia e una vocazione all’accoglienza che né ha scandito 85 anni di esistenza, la vita di migliaia di sfollati, profughi, senza dimora, immigrati, poveri, sfrattati in una città come Torino.
 
Ci si accorge che l’affidamento totale e senza controllo dell’assistenza domiciliare compiuto negli anni scorsi, è risultata costosa e non efficace, quindi si procede alla ripresa del servizio diretto dal Comune. Si rastrellano le forze e ci si accorge che le oss fanno da anni lavori d’ufficio, che in alcuni servizi, il nostro, esiste una pattuglia di OSS da impiegare per far fronte alla richiesta. Eccoci.
 
Nello stesso tempo questa marcia indietro, questo fallimento, produrrebbe la perdita del posto di lavoro di decine di Oss assunte dalle cooperative. Noi dovremmo ricollocarci qua e là, la Casa sarebbe gestita da una coppia di volontari al costo dell’affitto e forse un rimborso spese. L’idea chiamata truffaldinamente “Cohousing”, in realtà è l’esatto contrario, dependance di un istituto di riposo. Ma la Casa è stata ed è un luogo dove si intrecciano storie e relazioni, si affronta la solitudine. Tutto ciò non trova posto nella logica mortifera dello Stato, che alza la soglia di accesso ai servizi sociali, e se non esiste la domanda non esiste il bisogno. Si arriva ad affermare smentendo se stessa, che il fenomeno dei senza dimora non esiste per giustificare la tenuta di questo tipo di servizio, aperti giorno e notte e tutto l’anno. A fronte di 3000 sfratti all’anno, 195.000 persone vivono da sole in città, la popolazione anziana è tra le più numerose d’italia. Crisi economica esclusa. Non siamo sociologi, ma non ci vuole la laurea per capire dove siamo seduti.
Al di là di ogni contorsione che solo la politica sa fare, la sostanza è che si chiudono servizi, si chiude all’accoglienza, si impedisce l’accesso, si uccide.
 
Gli operatori e le operatrici della Casa dell’Ospitalità viaghedinisei. Torino

giovedì 17 giugno 2010

Nata Femmina

La scrittrice albanese Elvira Dones ha scritto questa lettera aperta al premier Silvio Berlusconi in merito alla battuta del Cavaliere sulle "belle ragazze albanesi". In visita a Tirana, durante l'incontro con Berisha, il premier ha attaccato gli scafisti e ha chiesto più vigilanza all'Albania. Poi ha aggiunto: "Faremo eccezioni solo per chi porta belle ragazze".

NATA FEMMINA
Egregio Signor Presidente del Consiglio, le scrivo su un giornale che lei non legge, eppure qualche parola gliela devo, perché venerdì il suo disinvolto senso dello humour ha toccato persone a me molto care: "le belle ragazze albanesi". Mentre il premier del mio paese d'origine, Sa li Berisha, confermava l'impegno del suo esecutivo nella lotta agli scafisti, lei ha puntualizzato che "per chi porta belle ragazze possiamo fare un'eccezione". Io quelle "belle ragazze" le ho incontrate, ne ho incontrate a decine, di notte e di giorno, di nascosto dai loro magnaccia, le ho seguite da Garbagnate Milanese fino in Sicilia. Mi hanno raccontato sprazzi delle loro vite violate, strozzate, devastate. A "Stella" i suoi padroni avevano inciso sullo stomaco una parola: puttana. Era una bella ragazza con un difetto: rapita in Albania e trasportata in Italia, si rifiutava di andare sul marciapiede. Dopo un mese di stupri collettivi ad opera di magnaccia albanesi e soci italiani, le toccò piegarsi. Conobbe i marciapiedi del Piemonte, del Lazio, della Liguria, e chissà quanti altri. E' solo allora - tre anni più tardi - che le incisero la sua professione sulla pancia: così, per gioco o per sfizio. Ai tempi era una bella ragazza, sì.

Oggi è solo un rifiuto della società, non si innamorerà mai più, non diventerà mai madre e nonna. Quel "puttana" sulla pancia le ha cancellato ogni barlume di speranza e di fiducia nell'uomo, il massacro dei clienti e dei protettori le ha distrutto l'utero. Sulle "belle ragazze" scrissi un romanzo, pubblicato in Italia con il titolo Sole bruciato. Anni più tardi girai un documentario per la tv svizzera: andai in cerca di un'altra bella ragazza, si chiamava Brunilda, suo padre mi aveva pregato in lacrime di indagare su di lei. Era un padre come > tanti altri padri albanesi ai quali erano scomparse le figlie, rapite, mutilate, appese a testa in giù in macellerie dismesse se osavano ribellarsi. Era un padre come lei, Presidente, solo meno fortunato. E ancora oggi il padre di Brunilda non accetta che sua figlia sia morta per sempre, affogata in mare o giustiziata in qualche angolo di periferia. Lui continua a sperare, sogna il miracolo. E' una storia lunga, Presidente... Ma se sapessi di poter contare sulla sua attenzione, le invierei una copia del mio libro, o le spedirei il documentario, o farei volentieri due chiacchiere con lei. Ma l'avviso, signor Presidente: alle battute rispondo, non le ingoio. In nome di ogni Stella, Bianca, Brunilda e delle loro famiglie queste poche
righe gliele dovevo. In questi vent'anni di difficile transizione l'Albania s'è inflitta molte sofferenze e molte ferite con le sue stesse mani, ma nel popolo albanese cresce anche la voglia di poter finalmente camminare a spalle dritte e testa alta. L'Albania non ha più pazienza né comprensione per le umiliazioni > gratuite. Credo che se lei la smettesse di considerare i drammi umani come materiale per battutacce da bar a tarda ora, non avrebbe che da guadagnarci. Questa "battuta" mi sembra sia passata sottotono in questi giorni in cui infuria la polemica Bertolaso, ma si lega profondamente al pensiero e alle azioni di uomini come Berlusconi e company, pensieri e azioni in cui il rispetto per le donne é messo sotto i piedi ogni giorno, azioni che non sono meno criminali di quelli che sfruttano le ragazze albanesi, sono solo camuffate sotto gesti galanti o regali costosi mi vergogno profondamente e chiedo scusa anch'io a tutte le donne albanesi

Merid Elvira Dones

PS.:
Tutte le persone che ricevono la presente comunicazione spero sentano l'obbligo civile e morale di trasmetterla ad altre persone.

mercoledì 9 giugno 2010

Frenze 09/06/2010

Cari amici e amiche dei comitati prendiamo spunto dalla lettera di Eva Lorenta per confermare la nostra adesione all'invito,
Quello al quale stiamo assistendo e' uno dei tanti tentativi dei sistemi dominanti e prevaricatori di annichilire e scoraggiare un impegno di solidarietà tra gli esseri umani, con chi e' vittima di violenze e con chi ha il coraggio di schierarsi senza condizioni.
Facciamo riferimento per esempio all'ostruzione violenta dello stato di Israele nei confronti dei coraggiosi volontari delle ong davanti a Gaza ed alla violenta e genocida azione nei confronti del martoriato popolo palestinese con il quale solidarizziamo senza compromessi, o al governo russo che con l' utilizzo mediatico propina menzogne e artefici alimentando nel popolo russo un sentimento di paura nei confronti della società civile cecena, nel paese Italia dove l'informazione e' a senso unico e stimolatrice di odio e diffidenza verso le altre culture ed etnie, e potremmo stare ore ad elencare i paesi nel mondo in tali condizioni, più facile probabilmente risulterebbe elencare quelli dove la libertà è una condizione esistente e cioe' " nessun luogo " e allora vi facciamo e ci facciamo alcune domande:
Quanto siamo disposti ad essere vittime e complici di queste dinamiche? Riusciamo a stare e sentirci realmente bene quando intorno a noi uomini donne e bambini pagano con la sofferenza per l' ingordigia di alcuni pochi potenti e purtroppo anche per l' assenteismo ed il disinteresse più o meno cosciente di chi può ritenersi ampiamente fortunato di non essere nato per esempio in Africa?
Noi rispondiamo che così non ci va bene ed e' per questo che stiamo provando a costruire ambiti umani di comunanza e di controinformazione, perché stiamo già sperimentando e beneficiando di questo percorso e percependone le enormi potenzialita' sappiamo anche che per alimentarle abbiamo bisogno gli uni degli altri e delle altre:
Questo sistema conosce bene il principio del divide et impera contro il quale vogliamo fermamente opporci, ma lo possiamo fare solo se usiamo quegli strumenti naturali che caratterizzano la specie umana. Quindi il sentirsi, il cercarsi , il confrontarsi, il condividere proponiamo che siano costantamente presenti nei nostri intenti e nelle nostre azioni.
I comitati solidali antirazzisti vorremmo che fossero per tutti coloro che vi partecipano un ambito umano con il quale sinceramente provare ad incarnare e recuperare quei valori di cui abbiamo bisogno per vivere meglio, abbiamo bisogno però che il protagonismo non sia di alcuni, ma di tutti, è per questo che rivolgiamo in primo luogo un invito al coordinamento, ai singoli comitati ed ai singoli partecipanti di aiutarsi e sostenersi perchè questa strada è tanto bella quanto difficile e per esser percorsa ha bisogno di comunanza e solidarietà.
Comitato solidale antirazzista " La via della libertà "

martedì 8 giugno 2010

Ci sono persone che quotidianamente lottano per sottrarsi ad un sistema annichilente e violento, riteniamo sia giusto e doveroso, quando condividiamo riflessioni e conoscenza, condividirle ed alimnentarle, in questo caso con kelek ed il suo curatore miguel martinez e nello specifico ringraziamo dell impegno e della velocità con la quale informa, pubblichiamo per questo quello che segue.......

sabato, 05 giugno 2010
We Con The World: hasbarà e negazionismo

Ieri, l'ufficio stampa dell'ambasciata israeliana a Washington ha inviato ai media il link a un filmato satirico sulla strage della Freedom Flotilla. Qualche ora dopo, ha inviato un'altra mail, in cui precisava che il filmato che aveva appena pubblicizzato non rifletteva la politica del governo israeliano. Intanto, comunque, il filmato ha fatto il giro del mondo.

Si tratta di We Con the World, una parodia della nota canzone We Are the World. Travestiti da attivisti umanitari, i cantanti - mimando forti accenti arabi - recitano il ruolo dei passeggeri della Freedom Flotilla, vantandosi di aver "fregato il mondo".

Vale la pena citare per intero il testo.


We Con the World
Freghiamo il mondo

Viene il momento
In cui dobbiamo inscenare uno spettacolo
Per il mondo, la Rete e CNN
Non ci sono persone che muoiono
così la miglior cosa che possiamo fare
è creare il più grosso bluff che possa esistere

Dobbiamo andare avanti, facendo finta giorno dopo giorno
Che a Gaza ci sia crisi, fame e malattia
Affinchè milioni di dollari in aiuti soddisfino i loro fondamentali bisogni
Come formaggio e missili per i bambini

Faremo perdere
la ragione al mondo
Gli faremo credere che Hamas
sia Madre Teresa
Siamo viaggiatori pacifici
Con le pistole ed i nostri coltelli
La verità non troverà mai la strada della vostra TV

Ohh, li pugnaleremo al cuore
Sono militari, non interessa a nessuno
Noi siamo piccini, e facciamo qualche inquadratura con le colombe
Come Allah ha mostrato, per i fatti non ci sono domande

Così saremo sempre in vantaggio

Faremo perdere
la ragione al mondo
Gli faremo credere che Hamas
sia Madre Teresa
Siamo viaggiatori pacifici
Stiamo brandendo i nostri coltelli
La verità non troverà mai la strada della vostra TV

Se Islam e terrore rallegrano il vostro animo
Ma vi dispiacete perchè potrebbe sembrare sbagliato
Bene, bene, bene, bene non capite
Avete appena ottenuto di potervi definire
Un attivista per la pace e gli aiuti umanitari

Faremo perdere
la ragione al mondo
Gli faremo credere che Hamas
sia Madre Teresa
Siamo viaggiatori pacifici
Stiamo brandendo i nostri coltelli
La verità non troverà mai la strada della vostra TV

Freghiamo il mondo
Freghiamo la gente
Gli faremo credere che lo Tsahal sia Jack lo Squartatore

Freghiamo il mondo
Freghiamo la gente
Gli faremo credere che lo Tsahal sia Jack lo Squartatore
Il testo mi ha colpito, perché dimostra la straordinaria affinità tra hasbarà - propaganda sionista - e il cosiddetto negazionismo dell'Olocausto. Non solo perché qui si nega ridendo che nella Gaza assediata ci sia chi soffre.

Nel 2002, i soldati israeliani fecero un massacro nel campo profughi palestinese di Jenin. Per tredici giorni, i bulldozer rasero al suolo le fragili case, spesso con gli abitanti dentro. All'inizio, si parlò di circa 500 morti, poi si venne a scoprire che erano stati appena una cinquantina. Provate a digitare su Google Jenin massacre e vedrete come quei cinquanta e passa morti oggi vengano festeggiati dagli hasbariti come prova di una "montatura palestinese".

Se c'è un errore, una eccezione, allora tutto diventa falso: il negazionismo da cyberstrada sfrutta in maniera analoga il fatto che sia stata dimostrata la falsità di un'accusa (che i nazisti facessero il sapone con il grasso delle loro vittime) per arrivare a dimostrare che ogni affermazione sulle atrocità naziste sia un falso.

Ma se l'olocausto ebraico non è esistito, deve essere una deliberata menzogna, inventata dagli ebrei per spillare soldi ai polli, quelli che in inglese si chiamano the gullible, quelli facili da ingannare.

La truffa è uno spettacolo che fa incassare soldi. E per imporre questo spettacolo, ci vuole un complotto che permette di controllare i media. Come scrive la sionista Deborah Fait (ma basta cambiare qualche parola qua e là, per avere un testo da negazionista):

"Ehhh si, il mondo e' ubriaco, ormai sono tutti impazziti, la propaganda araba ha lavorato bene e continua a farlo, ha il mondo nelle sue mani, i giornalisti, i media, i politici, i supermercati, il mondo intero e' in mano agli arabi pronto ad addentare Israele alla gola per farlo morire.

Boicottano, demonizzano, delegittimano , Israele e' diventato il Punching Ball dell'odio internazionale antisemita, in ogni paese del mondo occidentale esistono varie organizzazioni filopalestinesi e palestinesi che ricattano i governi e detengono il potere dei Media.

Sono una potenza mondiale ormai e ogni azione contro Israele va attribuita a loro."
Lo spettacolo-inganno viene nominato con giochi di parole che uniscono il concetto di "olocausto" a quello di "truffa": Holohoax, Shoah Business... Proprio come il termine hasbarita, Pallywood che unisce il concetto di "Palestina" con quello di "Hollywood".

lunedì 17 maggio 2010

Lettera ringraziamento di Medici senza Frontiere ai Comitati Solidali ed Antirazzisti

Gentili Amici dei Comitati Solidali Antirazzisti,
Con questa semplice lettera desidero esprimere a nome di Medici Senza Frontiere tutta la mia
gratitudine per la vostra donazione di € 5.382,42 a sostegno del Fondo Emergenze, lo strumento
cardine attraverso cui Medici Senza Frontiere è in grado di intervenire nelle emergenze come di
recente abbiamo fatto ad Haiti.
Colgo l’occasione per condividere alcune informazioni relative all’intervento di MSF ad Haiti.
I nostri operatori, già presenti sull'isola dove MSF è attiva dal 1991, hanno agito immediatamente
evacuando i pazienti dai nostri ospedali che sono stati danneggiati dalla catastrofe ed iniziando ad
operare in strutture-tenda allestite per l'emergenza. MSF ha inoltre trasportato sull’isola centinaia di
tonnellate di materiale di soccorso, incluso un ospedale gonfiabile.
A tre mesi dal terremoto, le nostre attività sull’isola proseguono a pieno ritmo: circa 3.300
operatori umanitari (haitiani e internazionali) lavorano negli ospedali pubblici e gestiscono le 19
strutture sanitarie di MSF che hanno una capacità complessiva di 1.200 posti letto e comprendono
16 sale operatorie. Abbiamo curato 92.000 pazienti, effettuato 5.000 interventi chirurgici, distribuito
14.000 tende e circa 20.000 kit d’emergenza (inclusi kit per l'igiene, taniche, coperte e teli di
plastica). Ad oggi restano particolarmente difficili le condizioni di vita delle persone che hanno
perso la propria casa e ora si trovano in rifugi provvisori, all’interno di campi dove la fornitura
d’acqua e gli impianti igienici sono una priorità. MSF sta quindi aumentando l’accesso all’acqua e
agli impianti igienico-sanitari.
Tutto questo è stato possibile grazie alla generosità di sostenitori come voi che, tramite il Fondo
Emergenze, ci avete permesso di dispiegare un intervento d'emergenza nelle prime ore di una crisi
per soccorrere le vittime.
Il Fondo Emergenze, infatti, è la nostra massima garanzia per intervenire in tutte le emergenze,
indipendentemente dalla loro visibilità e dalla presenza delle telecamere. Con la vostra donazione
avete preso parte alla nostra forza d'intervento per le emergenze e ci garantirete la possibilità di
continuare i nostri interventi in tutte le zone del mondo dove operiamo.
Ancora grazie per aver scelto di essere al nostro fianco in questa emergenza!
Valentina Rosa
Direttore Raccolta Fondi
Medici Senza Frontiere Onlus

mercoledì 27 gennaio 2010

Dedicato alla gente di Rosarno

NON SONO RAZZISTA PERO'...
mi giro dall'altra parte
per non ascoltare le grida
che vengono dal mare lontano
di chi affoga chiedendo aiuto,
di chi aspettava accoglienza,
magari solidarietà perchè
è fuggito dalla miseria,
è sfuggito dalla guerra
dei signori della guerra
in doppiopetto e in mimetica:
" io respingo quella sete di vita diversa
in un paese lontano, il mio ".

NON SONO RAZZISTA PERO'...
dico a piena voce che gli immigrati
sono criminali
che rubano i nostri gioielli
pur sapendo che rubano anche i napoletani
i milanesi i calabresi i romani
gli italiani: perchè chi ruba è semplicemente
una persona egoista
che approfitta di un'altra.
Dico che gli immigrati rubano anche
se sò che rubano soprattutto i politici per
farsi ville, per comprarsi navi,
per sniffare coca;
anche se so che alcuni rubano perchè
sono disperati e non sanno
come arrivare alla fine del mese;
anche se so che molti italiani imbrogliano
per farsi largo in una società
che proibisce per legge ciò
che permette nei fatti
perchè per i borghesi il
fine giustifica i mezzi.

NON SONO RAZZISTA PERO'
dico che sono i rumeni
che stuprano le donne
anche se sò che il mio vicino italiano
da sempre ha abusato della figlia;
o anche se so che il fidanzato di una
mia conoscente, francese da sempre, la
picchia ogni sera;
anche se sò, e l'ha detto
pure la televisione, che la maggior parte
della violenze avvengono in famiglia
e da un uomo-maschio;
perchè uno stupratore o un violento
è solo maschio frustrato e confuso
che ama sottomettere, che ha paura delle
sue miserie e le usa per i suoi squallidi e
criminali piaceri.

NON SONO RAZZISTA PERO'....
credo alla verità delle televisioni
che dicono che mia sorella e mio fratello
che vengono da lontano
sono criminali e anche un pò
sottosviluppati perchè non hanno la
democrazia, perchè sono fanatici credenti
in Allah, Maometto, Buddha e chi sa
cos'altro;
credo alla verità della televisione perchè
mia sorella e mio fratello hanno
un nome che non so pronunciare,
parlano una lingua che non riesco a capire
hanno un colore che non voglio guardare.

NON SONO RAZZISTA PERO'.....
dico che chi non è un cittadino italiano
è meno umano di me,
non ha diritto a vivere bene dove
crede e dove sa,
dico che è meno umano di me anche se
ha gli stessi occhi assetati di un'alba,
di una speranza nuova;
anche se le sue mani vorrebbero dare
carezze e le sue labbra baci;
è meno umano di me anche se so che
non è vero: perchè tutti cerchiamo
e vogliamo il bene e tutti siamo capaci di
male.
....lo so e mi tormento ma ci
penserò domani
che siamo tutti diversi..perchè siamo
simili, perchè siamo esseri umani?

l'autore di queste poesie è Antonio Pasquale Pedace
e sono pubblicate sul numero del quindicinale " La Comune " del 25 Gennaio 2010

domenica 10 gennaio 2010

I nostri intenti

La piattaforma che di seguito riportiamo nasce in occasione della manifestazione antirazzista del 17 Ottobre 2009 a Roma, dall'incontro di numerose realtà impegnate nella lotta solidale in difesa e per la rivendicazione dei diritti umani fondamentali, ed alla quale abbiamo scelto di aderire.

"Siamo uniti ed agiamo assieme per affermare il riconoscimento e la difesa della comune umanità di tutte le persone, quale che sia il loro luogo di nascita e provenienza la loro lingua e condizione sociale, cultura, etnia credo e status giuridico.


Operiamo affinchè si sviluppi una solidarietà materiale e morale a tutto campo verso coloro che giungono in questo paese per necessità, costrizione , rispettandoli come persone e chiedendo loro il rispetto verso le altre persone.



Animiamo il dialogo ed il confronto ideale ,culturale ed etico tra tutte le persone che iniziando a riconoscersi nella comune umanità scelgono di formarsi, conoscersi e scambiarsi per migliorare la vita.


Contrastiamo tutti i tentativi in atto da parte dei poteri oppressivi, ma purtroppo anche da parte della cosiddetta società civile, di negare la comune umanità in funzione di interessi particolari ed egoistici.
Il razzismo si basa su menzogne e deformazioni delle differenze reali, ma secondarie, esistenti tra i popoli e le persone.
Il razzismo è già una realtà diffusa che persegue o permette l'offesa della dignità umana, la discriminazione materiale e morale, la violenza fisica o psicologica non di rado omicida.
Lottare contro il razzismo significa lottare contro la disumanizzazione che colpisce le vittime ma che alla lunga travolge anche colpevoli e complici.


Parimenti ci impegnamo a difendere la completa e insindacabile autodeterminazione delle donne, la libertà di scelta nelle relazione, incluso affettive e sessuali, e nei modi di vivere di ognuno nel rispetto degli altri, le esigenze fondamentali di chi lavora o cerca lavoro, la possibilità per i giovani di educarsi e crescere nel modo migliore,la libertà di espressione. Conduciamo questo impegno non solo nel paese in cui viviamo ma guardando all'insieme della specie in particolare solidarizzando con i popoli opprressi. Convinti che questi aspetti siano inseparabili da una coerente scelta in difesa della comune umanità contro ogni tipo di razzismo e discriminazione .


Costruiamo, dovunque sia possibile , ambiti umani attivamente solidali e coinvolgenti che servano a migliorare la relazionalità e la socialità, le condizioni di esistenza di tutti , la sicurezza di ciascuno basata sulla collaborazione reciproca , il mutuo appoggio, l'educazione alla convivenza tollerante , la prevenzione di qualsiasi azione dannosa verso persone innocenti."