giovedì 17 giugno 2010

Nata Femmina

La scrittrice albanese Elvira Dones ha scritto questa lettera aperta al premier Silvio Berlusconi in merito alla battuta del Cavaliere sulle "belle ragazze albanesi". In visita a Tirana, durante l'incontro con Berisha, il premier ha attaccato gli scafisti e ha chiesto più vigilanza all'Albania. Poi ha aggiunto: "Faremo eccezioni solo per chi porta belle ragazze".

NATA FEMMINA
Egregio Signor Presidente del Consiglio, le scrivo su un giornale che lei non legge, eppure qualche parola gliela devo, perché venerdì il suo disinvolto senso dello humour ha toccato persone a me molto care: "le belle ragazze albanesi". Mentre il premier del mio paese d'origine, Sa li Berisha, confermava l'impegno del suo esecutivo nella lotta agli scafisti, lei ha puntualizzato che "per chi porta belle ragazze possiamo fare un'eccezione". Io quelle "belle ragazze" le ho incontrate, ne ho incontrate a decine, di notte e di giorno, di nascosto dai loro magnaccia, le ho seguite da Garbagnate Milanese fino in Sicilia. Mi hanno raccontato sprazzi delle loro vite violate, strozzate, devastate. A "Stella" i suoi padroni avevano inciso sullo stomaco una parola: puttana. Era una bella ragazza con un difetto: rapita in Albania e trasportata in Italia, si rifiutava di andare sul marciapiede. Dopo un mese di stupri collettivi ad opera di magnaccia albanesi e soci italiani, le toccò piegarsi. Conobbe i marciapiedi del Piemonte, del Lazio, della Liguria, e chissà quanti altri. E' solo allora - tre anni più tardi - che le incisero la sua professione sulla pancia: così, per gioco o per sfizio. Ai tempi era una bella ragazza, sì.

Oggi è solo un rifiuto della società, non si innamorerà mai più, non diventerà mai madre e nonna. Quel "puttana" sulla pancia le ha cancellato ogni barlume di speranza e di fiducia nell'uomo, il massacro dei clienti e dei protettori le ha distrutto l'utero. Sulle "belle ragazze" scrissi un romanzo, pubblicato in Italia con il titolo Sole bruciato. Anni più tardi girai un documentario per la tv svizzera: andai in cerca di un'altra bella ragazza, si chiamava Brunilda, suo padre mi aveva pregato in lacrime di indagare su di lei. Era un padre come > tanti altri padri albanesi ai quali erano scomparse le figlie, rapite, mutilate, appese a testa in giù in macellerie dismesse se osavano ribellarsi. Era un padre come lei, Presidente, solo meno fortunato. E ancora oggi il padre di Brunilda non accetta che sua figlia sia morta per sempre, affogata in mare o giustiziata in qualche angolo di periferia. Lui continua a sperare, sogna il miracolo. E' una storia lunga, Presidente... Ma se sapessi di poter contare sulla sua attenzione, le invierei una copia del mio libro, o le spedirei il documentario, o farei volentieri due chiacchiere con lei. Ma l'avviso, signor Presidente: alle battute rispondo, non le ingoio. In nome di ogni Stella, Bianca, Brunilda e delle loro famiglie queste poche
righe gliele dovevo. In questi vent'anni di difficile transizione l'Albania s'è inflitta molte sofferenze e molte ferite con le sue stesse mani, ma nel popolo albanese cresce anche la voglia di poter finalmente camminare a spalle dritte e testa alta. L'Albania non ha più pazienza né comprensione per le umiliazioni > gratuite. Credo che se lei la smettesse di considerare i drammi umani come materiale per battutacce da bar a tarda ora, non avrebbe che da guadagnarci. Questa "battuta" mi sembra sia passata sottotono in questi giorni in cui infuria la polemica Bertolaso, ma si lega profondamente al pensiero e alle azioni di uomini come Berlusconi e company, pensieri e azioni in cui il rispetto per le donne é messo sotto i piedi ogni giorno, azioni che non sono meno criminali di quelli che sfruttano le ragazze albanesi, sono solo camuffate sotto gesti galanti o regali costosi mi vergogno profondamente e chiedo scusa anch'io a tutte le donne albanesi

Merid Elvira Dones

PS.:
Tutte le persone che ricevono la presente comunicazione spero sentano l'obbligo civile e morale di trasmetterla ad altre persone.

mercoledì 9 giugno 2010

Frenze 09/06/2010

Cari amici e amiche dei comitati prendiamo spunto dalla lettera di Eva Lorenta per confermare la nostra adesione all'invito,
Quello al quale stiamo assistendo e' uno dei tanti tentativi dei sistemi dominanti e prevaricatori di annichilire e scoraggiare un impegno di solidarietà tra gli esseri umani, con chi e' vittima di violenze e con chi ha il coraggio di schierarsi senza condizioni.
Facciamo riferimento per esempio all'ostruzione violenta dello stato di Israele nei confronti dei coraggiosi volontari delle ong davanti a Gaza ed alla violenta e genocida azione nei confronti del martoriato popolo palestinese con il quale solidarizziamo senza compromessi, o al governo russo che con l' utilizzo mediatico propina menzogne e artefici alimentando nel popolo russo un sentimento di paura nei confronti della società civile cecena, nel paese Italia dove l'informazione e' a senso unico e stimolatrice di odio e diffidenza verso le altre culture ed etnie, e potremmo stare ore ad elencare i paesi nel mondo in tali condizioni, più facile probabilmente risulterebbe elencare quelli dove la libertà è una condizione esistente e cioe' " nessun luogo " e allora vi facciamo e ci facciamo alcune domande:
Quanto siamo disposti ad essere vittime e complici di queste dinamiche? Riusciamo a stare e sentirci realmente bene quando intorno a noi uomini donne e bambini pagano con la sofferenza per l' ingordigia di alcuni pochi potenti e purtroppo anche per l' assenteismo ed il disinteresse più o meno cosciente di chi può ritenersi ampiamente fortunato di non essere nato per esempio in Africa?
Noi rispondiamo che così non ci va bene ed e' per questo che stiamo provando a costruire ambiti umani di comunanza e di controinformazione, perché stiamo già sperimentando e beneficiando di questo percorso e percependone le enormi potenzialita' sappiamo anche che per alimentarle abbiamo bisogno gli uni degli altri e delle altre:
Questo sistema conosce bene il principio del divide et impera contro il quale vogliamo fermamente opporci, ma lo possiamo fare solo se usiamo quegli strumenti naturali che caratterizzano la specie umana. Quindi il sentirsi, il cercarsi , il confrontarsi, il condividere proponiamo che siano costantamente presenti nei nostri intenti e nelle nostre azioni.
I comitati solidali antirazzisti vorremmo che fossero per tutti coloro che vi partecipano un ambito umano con il quale sinceramente provare ad incarnare e recuperare quei valori di cui abbiamo bisogno per vivere meglio, abbiamo bisogno però che il protagonismo non sia di alcuni, ma di tutti, è per questo che rivolgiamo in primo luogo un invito al coordinamento, ai singoli comitati ed ai singoli partecipanti di aiutarsi e sostenersi perchè questa strada è tanto bella quanto difficile e per esser percorsa ha bisogno di comunanza e solidarietà.
Comitato solidale antirazzista " La via della libertà "

martedì 8 giugno 2010

Ci sono persone che quotidianamente lottano per sottrarsi ad un sistema annichilente e violento, riteniamo sia giusto e doveroso, quando condividiamo riflessioni e conoscenza, condividirle ed alimnentarle, in questo caso con kelek ed il suo curatore miguel martinez e nello specifico ringraziamo dell impegno e della velocità con la quale informa, pubblichiamo per questo quello che segue.......

sabato, 05 giugno 2010
We Con The World: hasbarà e negazionismo

Ieri, l'ufficio stampa dell'ambasciata israeliana a Washington ha inviato ai media il link a un filmato satirico sulla strage della Freedom Flotilla. Qualche ora dopo, ha inviato un'altra mail, in cui precisava che il filmato che aveva appena pubblicizzato non rifletteva la politica del governo israeliano. Intanto, comunque, il filmato ha fatto il giro del mondo.

Si tratta di We Con the World, una parodia della nota canzone We Are the World. Travestiti da attivisti umanitari, i cantanti - mimando forti accenti arabi - recitano il ruolo dei passeggeri della Freedom Flotilla, vantandosi di aver "fregato il mondo".

Vale la pena citare per intero il testo.


We Con the World
Freghiamo il mondo

Viene il momento
In cui dobbiamo inscenare uno spettacolo
Per il mondo, la Rete e CNN
Non ci sono persone che muoiono
così la miglior cosa che possiamo fare
è creare il più grosso bluff che possa esistere

Dobbiamo andare avanti, facendo finta giorno dopo giorno
Che a Gaza ci sia crisi, fame e malattia
Affinchè milioni di dollari in aiuti soddisfino i loro fondamentali bisogni
Come formaggio e missili per i bambini

Faremo perdere
la ragione al mondo
Gli faremo credere che Hamas
sia Madre Teresa
Siamo viaggiatori pacifici
Con le pistole ed i nostri coltelli
La verità non troverà mai la strada della vostra TV

Ohh, li pugnaleremo al cuore
Sono militari, non interessa a nessuno
Noi siamo piccini, e facciamo qualche inquadratura con le colombe
Come Allah ha mostrato, per i fatti non ci sono domande

Così saremo sempre in vantaggio

Faremo perdere
la ragione al mondo
Gli faremo credere che Hamas
sia Madre Teresa
Siamo viaggiatori pacifici
Stiamo brandendo i nostri coltelli
La verità non troverà mai la strada della vostra TV

Se Islam e terrore rallegrano il vostro animo
Ma vi dispiacete perchè potrebbe sembrare sbagliato
Bene, bene, bene, bene non capite
Avete appena ottenuto di potervi definire
Un attivista per la pace e gli aiuti umanitari

Faremo perdere
la ragione al mondo
Gli faremo credere che Hamas
sia Madre Teresa
Siamo viaggiatori pacifici
Stiamo brandendo i nostri coltelli
La verità non troverà mai la strada della vostra TV

Freghiamo il mondo
Freghiamo la gente
Gli faremo credere che lo Tsahal sia Jack lo Squartatore

Freghiamo il mondo
Freghiamo la gente
Gli faremo credere che lo Tsahal sia Jack lo Squartatore
Il testo mi ha colpito, perché dimostra la straordinaria affinità tra hasbarà - propaganda sionista - e il cosiddetto negazionismo dell'Olocausto. Non solo perché qui si nega ridendo che nella Gaza assediata ci sia chi soffre.

Nel 2002, i soldati israeliani fecero un massacro nel campo profughi palestinese di Jenin. Per tredici giorni, i bulldozer rasero al suolo le fragili case, spesso con gli abitanti dentro. All'inizio, si parlò di circa 500 morti, poi si venne a scoprire che erano stati appena una cinquantina. Provate a digitare su Google Jenin massacre e vedrete come quei cinquanta e passa morti oggi vengano festeggiati dagli hasbariti come prova di una "montatura palestinese".

Se c'è un errore, una eccezione, allora tutto diventa falso: il negazionismo da cyberstrada sfrutta in maniera analoga il fatto che sia stata dimostrata la falsità di un'accusa (che i nazisti facessero il sapone con il grasso delle loro vittime) per arrivare a dimostrare che ogni affermazione sulle atrocità naziste sia un falso.

Ma se l'olocausto ebraico non è esistito, deve essere una deliberata menzogna, inventata dagli ebrei per spillare soldi ai polli, quelli che in inglese si chiamano the gullible, quelli facili da ingannare.

La truffa è uno spettacolo che fa incassare soldi. E per imporre questo spettacolo, ci vuole un complotto che permette di controllare i media. Come scrive la sionista Deborah Fait (ma basta cambiare qualche parola qua e là, per avere un testo da negazionista):

"Ehhh si, il mondo e' ubriaco, ormai sono tutti impazziti, la propaganda araba ha lavorato bene e continua a farlo, ha il mondo nelle sue mani, i giornalisti, i media, i politici, i supermercati, il mondo intero e' in mano agli arabi pronto ad addentare Israele alla gola per farlo morire.

Boicottano, demonizzano, delegittimano , Israele e' diventato il Punching Ball dell'odio internazionale antisemita, in ogni paese del mondo occidentale esistono varie organizzazioni filopalestinesi e palestinesi che ricattano i governi e detengono il potere dei Media.

Sono una potenza mondiale ormai e ogni azione contro Israele va attribuita a loro."
Lo spettacolo-inganno viene nominato con giochi di parole che uniscono il concetto di "olocausto" a quello di "truffa": Holohoax, Shoah Business... Proprio come il termine hasbarita, Pallywood che unisce il concetto di "Palestina" con quello di "Hollywood".