sabato 17 dicembre 2011

OGGI  TUTTI ALLA MANIFESTAZIONE

ANTIRAZZISTA

ALLE ORE 15 IN PIAZZA DALMAZIA IN

SOLIDARIETA' AI FRATELLI E LE SORELLE

IMMIGRATE PER AFFERMARE LA COMUNE

 UMANITA' CONTRO TUTTE LE FORME DI

DISCRIMINAZIONE.

venerdì 16 dicembre 2011

Carissimi amici e amiche,
sicuramente siete al corrente dei tragici fatti accaduti a Firenze nei giorni scorsi. E' un atto grave di razzismo che ci deve vedere reattivi nel dialogo con le persone e nell'animare la nostra presenza alla manifestazione di sabato pomeriggio alle 15 in Piazza Dalmazia. Per questo motivo abbiamo deciso di non proiettare il film "The great debaters" venerdì sera, ma di trovarci comunque per discutere assieme e preparare striscioni, cartelli, ecc. da portare in piazza Sabato.
Vi invitiamo ad essere con noi Sabato, chiamando i vostri amici, conoscenti e parenti a reagire: le persone migliori devono farsi sentire!
La solidarietà difende la vita, il razzismo la nega.
A presto
Comitato solidale antirazzista La via della libertà

giovedì 17 novembre 2011

ASSEMBLEA PUBBLICA

                                            SOLIDALI CONTRO LA CRISI

Per far emergere una migliore umanità
E’ urgente una reazione per affermare l’altruismo e la solidarietà; solo così possiamo migliorare la vita combattendo le divisioni che si sono diffuse nella società alimentate dal razzismo, dal maschilismo, dall’egoismo e dalle logiche di sopraffazione. Solo così potremo difenderci dalle misure che i governi preparano per farci pagare la crisi e iniziare a disegnare un futuro fatto di solidarietà e di accoglienza, di sicurezza e di benessere.

Giovani contro vecchi, precari contro garantiti, cittadini contro immigrati, tutti contro tutti: questi conflitti sono funzionali a chi ci governa. Siamo sicuri che le manovre che il futuro governo proporrà alimenteranno queste divisioni, colpiranno i più deboli e peggioreranno la vita di tutti, mettendo ai margini fasce sempre più ampie di popolazione.

Delegare la soluzione della crisi a chi l’ha creata è paradossale. C’è bisogno di fare da soli, uniti fuori dalle logiche oppressive. C’è bisogno di protagonismo diretto per espandere i valori della solidarietà. Per questo vogliamo sviluppare la costruzione di una rete di Comitati Solidali per accogliere i fratelli e le sorelle immigrati, per affermare la dignità e l’autoderminazione delle donne, per difendere il bisogno di lavoro e di salario dei disoccupati e dei precari, i diritti dei pensionati, per migliorare la vita nelle scuole e nelle università.

A Tutti coloro che pensano che la solidarietà ci migliora la vita da subito e che può essere la chiave per uscire dalla crisi proponiamo di venire all'Assemblea cittadina e dei Comitati Solidali del 3 Dicembre 2011 per dialogare e costruire insieme un presente ed un futuro migliore. Vi aspettiamo numerosi


ASSEMBLEA PUBBLICA

sabato 3 Dicembre, ore 14.30

presso il Circolo XXV Aprile  in Via Bronzino 117  Firenze

Comitato Solidale Antirazzista "  La Via della Libertà "

domenica 13 novembre 2011

Racconto del volantinaggio del 29 ottobre 2011 al mercato di Scandicci




Le premesse non erano le più incoraggianti: innanzitutto eravamo soltanto in tre (Ugo, Marco ed io), inoltre i cartelloni sull’accoglienza e la solidarietà che avevamo deciso di portare non c’erano (sugli aspetti organizzativi siamo dei dilettanti!). Nonostante ciò cominciamo ad offrire alle persone che passano la piattaforma dei Comitati solidali e antirazzisti, sapendo che non avremmo trovato immediata attenzione. Infatti io fermo subito tre ragazze di circa 16 anni che tranquillamente si dichiarano razziste: una perché è stata picchiata da quattro ragazze rumene, un’altra perché gli immigrati molestano noi donne. Le invito a riflettere: ma se a picchiarti fossero state 4 italiane, oggi odieresti anche te stessa? Ancora: la violenza contro le donne va fermata, ma perché non c’è la stessa veemente indignazione e reazione quando a stuprare sono i padri di famiglia, i mariti e i fidanzati italianissimi (e sono la maggioranza)? Rimangono senza parole. Prendono la piattaforma e si fermano a riflettere (forse solo per un attimo) sul fatto che per avere città più sicure serve la solidarietà, non l’odio e la diffidenza. Per fortuna Ugo invece fa conoscenza di Paolo (ragazzo brasiliano interessato al nostro comitato).

Proseguendo sembra che per me sia la giornata no: una signora di oltre sessant’anni non ha problemi a dirsi razzista (ma allora non è un fatto generazionale!): “fanno troppi figli, vogliono troppo, loro sono tutelati dallo Stato mentre noi italiani no, ecc.” Mi viene da rispondere semplicemente: uniamoci per combattere le ingiustizie, non combattiamo le persone come noi; la invito a riflettere su chi arriva qua attraversando il mare in condizioni disperate e non ha nessuna garanzia da questo Stato perché è senza permesso di soggiorno, perciò non si può curare, non può lavorare, non può riabbracciare i propri cari, non può vivere una vita dignitosa. La signora ora è meno convinta del suo razzismo, mi promette che leggerà la piattaforma. Queste sono molte delle persone che incontriamo e fa parte dei nostri compiti invitarle a riflettere, lasciare delle domande, dei dubbi, seminare la pianta della solidarietà.

Peggio ancora quando uomini e donne tirano diritto per non scambiare nemmeno una parola: l’indifferenza, spesso cela razzismo e ben radicato…

Finalmente incontro Alessandra, con i suoi due scatenatissimi bambini; si ferma, si dice d’accordo, ci vuole conoscere e sapere delle nostre iniziative. Non abbiamo molto tempo per discutere ma concorda sul fatto che la solidarietà ci migliora la vita. Ci scambiamo il numero di telefono e l’indirizzo mail, speriamo di rivederci. Alla fine incontreremo altre persone curiose e disponibili.

Quando andiamo via dal mercato ci fermiamo dieci metri più in là, c’è un gazebo del PD con un manifesto che recita: “in nome del popolo italiano”. La nostra è una fondamentale, preziosa e indispensabile proposta, molto controcorrente per affermare la Comune Umanità

Sibilla Caroppo

Sabato 29 ottobre 2011

martedì 26 luglio 2011

sabato 23 luglio 2011

Festa dell'Accoglienza e della Solidarietà

A tutti i Comitanti e Amici, lo scorso Martedi siamo stati con Antonio ed Elena del Comitato Machiavelli Capponi all'incontro che si è tenuto alla Consuma organizzato dal CSA di Pelago, oltre a noi presenti c'erano la Compagnia dei foocolieri , la Manada del fuego, Socialismo Rivoluzionario, libreria Prospettiva Edizioni e l'Associazione Antirazzista 3 Febbraio con l' Avvocatessa Anna, e soprattutto 37 ragazzi Immigrati che sbarcati a Lampedusa sono stati " spediti " in una struttutra alberghiera in mezzo ai monti ca un mese fà. Lo scopo dell'incontro è stato quello di conoscerci , di provare insieme a capire quali sono le loro esigenze immediate, la loro situazione dal punto di vista legale, ma fargli sentire soprattutto la nostra vicinanza come esseri umani ed un'accoglienza che, in un momento storico come quello in cui che viviamo, è drammaticamente assente e che per il miglioramento della vita di tutti e tutte va ricercata e vissuta.
Per questo vi invitiamo alla festa dell'Accoglienza ( musica dell africa occidentale con percussioni e giocoleria ) proposta dalla Manada del Fuego insieme alla Compagnia dei Focolieri per Venerdi 28 alle ore 21 allo "Chalet del valico" loc. Consuma,
Vi invieremo nelle prossime ore la locandina dell'evento con la raccomandazione di girarla e promuoverla a tutti gli amici. Consiglio: portatevi indumenti adatti alla montagna che gliè di molto fresco :-)

venerdì 10 giugno 2011

VOTA SI AL REFERENDUM

Vivibilità contro uccidibilità
Come è stato possibile costruire centrali
nucleari in riva al mare in un paese a rischio
tsunami, in un paese che porta ancora le ferite
dell’ecatombe di Hiroshima e Nagasaky? La tragedia
di Fukushima appare un’assurdità paradossale a tutti
quelli che come noi mettono al primo posto la vita
umana, ritengono che le persone vengano prima della
produzione, dei “costi dell’energia” e dello “sviluppo”.
Invece la tragedia giapponese dimostra una volta di
più la logica di uccidibilità e il cinismo assassino che
contraddistingue i potenti della terra: siamo tutti e
tutte sacrificabili, in nome del “progresso”. Ci dice
quanto sia urgente, partendo dall’emersione umana,
rilanciare e costruire pazientemente un’alternativa di
vivibilità, un impegno per affermare le esigenze vitali e
di cambiamento.
Fermiamoli
Il nucleare è quasi un emblema del sistema
democratico dominante: nasce con la guerra e
per la guerra come l’arma di distruzione di massa
più micidiale mai inventata. L’acqua d’altra parte è
notoriamente uno degli elementi vitali più importanti
per gli esseri umani e volerla affidare alle gare di
appalto, alle speculazioni e ai profitti delle aziende
private mette a rischio la salute di tutte e tutti, oltre
a far lievitare le tariffe e peggiorare i servizi idrici,
moltiplicando ruberie di ogni tipo. Insomma con la vita
non si può scherzare. Per questo vanno fermati.
Vota SI ai referendum
Condividiamo con le migliaia di persone che si stanno
mobilitando in questi giorni per sostenere il NO al
nucleare e alla privatizzazione dell’acqua un sano
istinto di salvaguardia della vita e difesa della natura
prima, una giusta indignazione per le malefatte dei
potenti della terra e per l’ipocrisia del governo di
centro destra che, dopo aver difeso il nucleare e
cercato di cancellare (senza successo) il referendum,
ora da “libertà di voto” per i propri elettori (che per
fortuna sono sempre meno). Votare SI al referendum
non risolve il problema del terricidio in atto ma è un
passaggio necessario per contribuire a frenare certi
propositi di mettere a rischio la vita umana.
Costruiamo un’alternativa di protagonismo e
solidarietà
Speranze di cambiamento germogliano nel
protagonismo di milioni di persone nel mondo, dalla
rivoluzione della gente comune che ha scosso i paesi
arabi (e non solo) all’impegno volontario che cresce,
passando per la volontà di protagonismo confuso
ma genuino che ha riempito nelle ultime settimane le
piazze di mezza Europa. Significa che un’alternativa
è possibile. Noi la proponiamo fuori dal sistema,
indipendente dalle istituzioni e dai loro imbrogli,
improntata dal protagonismo diffuso, basata su valori
forti come la solidarietà umana, ispirata dalla ricerca
del bene comune in chiave universale. Per difendere
bisogni e necessità di tutte e di tutti, per scegliere la
vita, sempre e comunque.
NUCLEARE E PRIVATIZZAZIONE
DELL’ACQUA? NO GRAZIE
IMPEGNIAMOCI
PER AFFERMARE LA VITA
SEMPRE E DOVUNQUE

mercoledì 13 aprile 2011

Carissimi amici e comitanti, abbiamo pensato di organizzare una serata Sabato 16 Aprile in primo luogo per stare insieme.
 
L'idea è quella di un piccolo rinfresco cui seguirà la proiezione dello spettacolo di Marco Paolini "Ausmerzen", che alcuni di voi probabilmente hanno già avuto occasione di vedere recentemente in televisione.
 
Ciò nonostante crediamo sia interessante riproporcelo e riproporvelo, nel tentativo di cogliere attraverso il racconto di quella che può apparire ad un primo sguardo l'assurda parabola mortifera del folle e solitario dittatore Adolf Hitler, qualcosa di più.
 
In effetti Paolini, nel ricostruire i presupposti pseudoscientifici posti a fondamento del progetto eugenetico di selezione ed eliminazione di migliaia di malati e disabili nella Germania del '34, non si concentra tanto sui mandanti dello sterminio, quanto sui gregari, sugli esecutori, e non di meno sugli spettatori di una vicenda per certi versi surreale e quasi incredibile, scoprendo, e presentandoci, non efferati assassini come ci si aspetterebbe, bensì persone comuni; alcune di queste letteralmente "addestrate" ad uccidere, perchè "..uccidere un altro essere umano non è una cosa semplice..", e tanti altri, i più, ", come scrisse poi Primo Levi ne "La vergogna del mondo":  "..a non guardare, a non ascoltare, a non fare."
 
Crediamo che in questo senso il lavoro di Paolini, che ancor prima che teatrale è stato di lunga e difficile ricerca biografica data la quasi totale distruzione ed irreperibilità dei documenti che svelassero le incredibili storie che ascolteremo, sia di una sconcertante attualità, e ci aiuti a ripensare in chiave positiva ed affermativa e non esclusivamente disperante, al ruolo centrale, decisivo ed indeclinabile che ognuno di noi è chiamato a giocare ogni giorno, ed in ogni luogo, nella determinazione della propria esistenza, ed inevitabilmente di quella altrui.
 
Ci vediamo SABATO 16 APRILE verso le ore 19, presso la sede del Comitao "La Via Della Libertà" in Via Della Fonderia 9/r a Firenze
 
Arrivederci a tutti e a tutte!! 
 
comitatolaviadellaliberta@gmail.com
www.comitatolaviadellaliberta.blogspot.com

lunedì 11 aprile 2011

Scandicci 9 aprile 2011

Questa mattina in piazza del mercato di Scandicci abbiamo organizzato un piccolo presidio come Comitato Solidale Antirazzista " La via della Libertà " .
L'intento di scambiare con le persone sul tema della Solidarietà, quale prima condizione per affermare la vita e quale immediata risposta al dramma umano di fratelli e sorelle immigrate che stanno vivendo e subendo , ha trovato una stimolante partecipazione e concrete possibilita di un inizio di comunanza.
Abbiamo incontrato giovani e meno giovani che ci hanno restituito le loro riflessioni e delusioni rispetto agli accadimenti. L'ipocrisia della politica e di questo sistema democratico è risaltata immediatamente nelle riflessioni, c'è chi ha esordito chiarendo che non segue la politica perchè non ci crede, o chi ci ha invitati a l'Aquila per sollecitare l'opinione pubblica sul totale immobilismo e stato di abbandono nel quale i paesi colpiti dal devastante terremoto sono stati lasciati da questo Stato, o chi con due parole ci ha chiarito in che modo si ribella al sistema "......non accendo più la televisione...".
Insomma una immediata intesa nei contenuti, una condivisa preoccupazione per la vita e per quanto poco se ne stà preoccupando la società civile.
Abbiamo condiviso sogni e speranze con Sabina, Sheela, Margherita, Virginia, Cristian, Grazia, Tina, Achille e Nela che non si sono sottratti/e al nostro invito ed alla possibilità di conoscerci e che con la loro disponibilità hanno reso questa giornata speciale.
E' per questo che li/le ringraziamo sperando di incontrarci prossimamente in uno degli eventi che ci impegnamo come Comitato ad organizzare e comunicare nelle prossime settimane per la preparazione dell' importante incontro del 1° Maggio " Solidarietà come impegno alternativo " che si terrà nelle Piazze di Napoli Palermo e Milano insieme alle Comunità dei fratelli e sorelle immigrati, a Stop Razzismo, all' Associazione antirazzista 3Febbraio ad SR e a tutti i comitati solidali antirazzisti
Un saluto a tutti e tutte.
1°Maggio dove:
Milano ore 11 Piazza Leonardo da Vinci 8 Università Politecnico-fermata metro 2 Piola
Napoli ore 11 Piazza del Gesù
Palermo ore 16 Piazza Verdi ( di fronte al teatro Verdi )

lunedì 28 marzo 2011

Il racconto. Tra le reduci del Pinar: meglio morire che tornare lì
"Voi italiani siete buoni, come potete fare una cosa del genere?"
"Li avete mandati al massacro
in quei lager stupri e torture"
Le lacrime di Hope e Florence per i disperati riportati in Libia: i nostri mesi all'inferno

dal nostro inviato FRANCESCO VIVIANO


Immigrati a Lampedusa
LAMPEDUSA - "Li hanno mandati al massacro. Li uccideranno, uccideranno anche i loro bambini. Gli italiani non devono permettere tutto questo. In Libia ci hanno torturate, picchiate, stuprate, trattate come schiave per mesi. Meglio finire in fondo al mare. Morire nel deserto. Ma in Libia no". Hanno le lacrime agli occhi le donne nigeriane, etiopi, somale, le "fortunate" che sono arrivate a Lampedusa nelle settimane scorse e quelle reduci dal mercantile turco Pinar. Hanno saputo che oltre 200 disgraziati come loro sono stati raccolti in mare dalle motovedette italiane e rispediti "nell'inferno libico", dove sono sbarcati ieri mattina. Tra di loro anche 41 donne. Alcuni hanno gravi ustioni, altri sintomi di disidratazione. Ma la malattia più grave, è quella di essere stati riportati in Libia. Da dove "erano fuggite dopo essere state violentati e torturati. Non solo le donne, ma anche gli uomini".

I visi di chi invece si è salvato, ed è a Lampedusa raccontano una tragedia universale. La raccontano le ferite che hanno sul corpo, le tracce sigarette spente sulle braccia o sulla faccia dai trafficanti di essere umani. Storie terribili che non dimenticheranno mai. Come quella che racconta Florence, nigeriana, arrivata a Lampedusa qualche mese fa con una bambina di pochissimi giorni. L'ha battezzata nella chiesa di Lampedusa e l'ha chiamata "Sharon", ma quel giorno i suoi occhi, nerissimi, e splendenti come due cocci di ossidiana, erano tristi. Quella bambina non aveva un padre e non l'avrà mai.

"Mi hanno violentata ripetutamente in tre o quattro, anche se ero sfinita e gridavo pietà loro continuavano e sono rimasta incinta. Non so chi sia il padre di Sharon, voglio soltanto dimenticare e chiedo a Dio di farla vivere in pace". Accanto a Florence, c'è una ragazza somala. Anche lei ha subito le pene dell'inferno. "Quando ho lasciato il mio villaggio ho impiegato quattro mesi per arrivare al confine libico, e lì ci hanno vendute ai trafficanti e ai poliziotti libici. Ci hanno messo dentro dei container, la sera venivano a prenderci, una ad una e ci violentavano. Non potevamo fare nulla, soltanto pregare perché quell'incubo finisse". Raccontano il loro peregrinare nel deserto in balia di poliziotti e trafficanti. "Ci chiedevano sempre denaro, ma non avevamo più nulla. Ma loro continuavano, ci tenevano legate per giorni e giorni, sperando di ottenere altro denaro".

Il racconto s'interrompe spesso, le donne piangono ricordando quei giorni, quei mesi, dentro i capannoni nel deserto. Vicino alle spiagge nella speranza che un giorno o l'altro potessero partire. E ricordano un loro cugino, un ragazzo di 17 anni, che è diventato matto per le sevizie che ha subito e per i colpi di bastone che i poliziotti libici gli avevano sferrato sulla testa. "È ancora lì, in Libia, è diventato pazzo. Lo trattano come uno schiavo, gli fanno fare i lavori più umilianti. Gira per le strade come un fantasma. La sua colpa era quella di essere nero, di chiamarsi Abramo e di essere "israelita". Lo hanno picchiato a sangue sulla testa, lo hanno anche stuprato. Quel ragazzo non ha più vita, gli hanno tolto anche l'anima. Preghiamo per lui. Non perché viva, ma perché muoia presto, perché, finalmente, possa trovare la pace".

Le settimane, i mesi, trascorsi nelle "prigioni" libiche allestite vicino alla costa di Zuwara, non le dimenticheranno mai. "Molte di noi rimanevano incinte, ma anche in quelle condizioni ci violentavamo, non ci davano pace. Molti hanno tentato di suicidarsi, aspettavano la notte per non farsi vedere, poi prendevano una corda, un lenzuolo, qualunque cosa per potersi impiccare. Non so se era meglio essere vivi o morti. Adesso che siamo in Italia siamo più tranquille, ma non posso non stare male pensando che molte altre donne e uomini nelle nostre stesse condizioni siano state salvate in mare e poi rispedite in quell'inferno, non è giusto, non è umano, non si può dormire pensando ad una cosa del genere. Perché lo avete fatto?".

"Noi eravamo sole, ma c'erano anche coppie. Spesso gli uomini morivano per le sevizie e le torture che subivano. Le loro mogli imploravano di essere uccise con loro. La rabbia, il dolore, l'impotenza, cambiavano i loro volti, i loro occhi, diventavano esseri senza anima e senza corpo. Aiutateci, aiutateli. Voi italiani non siete cattivi. Non possiamo rischiare di morire nel deserto, in mare, per poi essere rispediti come carne da macello a subire quello che cerchiamo inutilmente di dimenticare". Hope, 22 anni, nigeriana è una delle sopravvissute ad una terribile traversata. Con lei in barca c'era anche un'amica con il compagno. Viaggiavano insieme ai loro due figlioletti. Morirono per gli stenti delle fame e della sete, i corpi buttati in mare. "Come possiamo dimenticare queste cose?". Anche loro erano in Libia, anche loro avevano subito torture e sevizie, non ci davano acqua, non ci davano da mangiare, ci trattavano come animali. Ci avevano rubati tutti i soldi. Per mesi e mesi ci hanno fatto lavorare nelle loro case, nelle loro aziende, come schiavi, per dieci, venti dollari al mese. Ma non dovevamo camminare per strada perché ci trattavano come degli appestati. Schiavi, prigionieri in quei terribili capannoni dove finiranno quelli che l'Italia ha rispedito indietro. Nessuno saprà mai che fine faranno, se riusciranno a sopravvivere oppure no e quelli che sopravviveranno saranno rispediti indietro, in Somalia, in Nigeria, in Sudan, in Etiopia. Se dovesse accadere questo prego Dio che li faccia morire subito".

(8 maggio 2009) repubblicaonline

giovedì 24 febbraio 2011

Pubblichiamo il volantino della corrente di Utopia Socialista condividendo pienamente la posizione e gli intenti.
LA TERRA È DI TUTTI,
NESSUNO È STRANIERO
Una nuova rivoluzione della gente comune albeggia
nei paesi arabi dando speranza in quei luoghi e a noi tutti.
Nel frattempo però milioni di persone,
a causa degli oppressori locali e mondiali,
rischiando la vita come in Libia, sono costretti all'esodo.
Questo pianeta su cui abitiamo è luogo di tutti e proprietà
di nessuno. Tutti dobbiamo poterci spostare liberamente, tanto più
se siamo costretti a fuggire per salvarci da un massacro come quello inaudito
che sta avvenendo in Libia: in questo caso l’unica vera speranza su
cui poter contare è il soccorso di altri esseri umani.
Ci affacciamo sullo stesso mare, facciamo parte della stessa famiglia
umana, la sorte degli uni è profondamente collegata a quella degli altri.
In nome della comune umanità prepariamoci ad uno sforzo straordinario
di accoglienza solidale.
Gli stati della riva Nord del Mediterraneo, complici del tiranno assassino
Gheddafi e preoccupati solo dei loro sporchi affari, preparano ai profughi
un trattamento disumano: li interneranno, schederanno, dislocheranno,
respingeranno.
Ciò che abbiamo conosciuto e combattuto in questi decenni a fianco delle
persone immigrate si moltiplicherà in un tempo concentrato: perciò è
necessario e urgente moltiplicare l’impegno e gli sforzi di tutti coloro che
sono disposti ad accogliere tutti con solidarietà e generosità, a difenderli
e proteggerli dal cinismo degli stati, e specialmente di quello italiano,
complice del sangue che scorre nelle terre di Libia.

lunedì 14 febbraio 2011

IN SOLIDARIETA’ CON LA RIVOLUZIONE ARABA

Sabato 12 Febbraio in molte piazze italiane, da Milano a Palermo, passando per Firenze e Roma, siamo stati partecipi di importanti manifestazioni di solidarietà alle rivoluzioni che stanno scuotendo tanta parte del “mondo arabo”. Dalla cacciata di Ben Alì dalla Tunisia, ai movimenti dell’Algeria e dello Yemen, fino all’imponente e perseverante ondata rivoluzionaria della popolazione egiziana, tutto fa presagire che il “mondo arabo”, meglio i popoli arabi, hanno virato verso nuovi orizzonti, verso un nuovo futuro. Noi come Comitato Solidale e Antirazzista non possiamo non riconoscerci in tanta parte di umanità che cerca di riscattarsi, e così facendo di riscattare tutti noi, nella ricerca di un futuro migliore, di una speranza che, come provano le tante e festanti testimonianze dirette, è fatta di partecipazione diretta, di solidarietà diffusa, di scelte prese in comune. Non possiamo sapere come andranno queste ondate rivoluzionarie, che tanto somigliano a quelle dell’89 del secolo appena trascorso. Certo è che trovarsi per settimane a condividere una piazza con decine di migliaia di persone, intere famiglie, musulmane e cristiane assieme, nella paura di non sapere fino a quando, e se, i militari non apriranno il fuoco, ma nella gioia e nella consapevolezza che insieme si può e si sta cambiando il mondo…. , che dire… è come vedere con i propri occhi che la Storia con la “S” maiuscola non la si può fermare, come verificare che realmente solo con una reale e diffusa comunanza si può sognare un futuro fatto di tutti e per tutti. Non è solo e tanto la vittoria su un dittatore quanto l’averlo fatto assieme, per se stessi, per i vicini di casa, per i propri figli e per i figli di tutti. Non sappiamo come procederà questa favolosa rivoluzione araba ma è importante che diventi anche la nostra rivoluzione, perché il mondo arabo è il nostro mondo, perché i nostri fratelli arabi possano infonderci il giusto coraggio e la necessaria consapevolezza per credere che il cambiamento è possibile, perché il cambiamento è possibile, se pensato insieme e per gli altri.
E mentre riflettiamo sulla cacciata del dittatore egiziano, oggi il vento ha ripreso a soffiare sull’Iran…..Un vento caldo, fatto di migliaia, di milioni di voci, che forse arriverà fino noi, anzi, sicuramente arriverà fino a noi perché è anche il nostro vento.

Viva piazza Tahrir, viva la rivoluzione araba

Antonio
Sabato 12 Febbraio, P.zza S.Annunziata.
E' qui che abbiamo deciso come comitato solidale antirazzista La Via Della Libertà di incrociare, condividere e nutrire le ragioni del nostro impegno solidale con quelle dei fratelli egiziani, tunisini e non solo, in relazione all'epocale e straordinario processo di liberazione avviato dalla nostra gente nel nord dell'Africa.

Un terremoto che scuote nelle fondamenta il secolare potere oppressivo perpetuato dalla politica.

Un colpo pesantissimo e significativo alla quint'essenza del sistema democratico borghese, al cuore delle propaggini più odiose, reazionarie e sanguinarie di esso, rappresentate dei regimi militari e teocratici africani e latino americani da un lato, e dal modello asiatico neo capitalista schiavista ed omicida dall'altro.

Una sonora bocciatura, rabbiosa ma al tempo stesso inerme e pacifica, speranzosa, ma soprattutto ed in primo luogo autenticamente inappellabile quella rivolta alla credibilità etico morale della politica ed all'attendibilità sempre più pallida e fragile delle sue promesse di emancipazione e giustizia; una condanna ferma e coraggiosa, incorruttibile come la dignità che quei sistemi tentano da sempre, invano, di spezzare, e che ritroviamo invece intatta, impressa sui volti delle donne e degli uomini di piazza Tarhir, ai quali ed alle quali da Firenze Sabato scorso abbiamo cercato di dire "bravi!..brave!", e semmai un "grazie.." non retorico, per averci insegnato che liberare se stessi significa sempre, anche, in qualche modo, liberare gli altri.

E allora sì, ancora una volta:" Siamo tutti in piazza Tahir!"

David

lunedì 7 febbraio 2011

VIVA LA RIVOLTA DEL POPOLO EGIZIANO!
libertà e dignità – via Mubarak
Tunisia, Algeria, Yemen, Giordania e soprattutto Egitto. Dopo la fuga di Ben Alì dalla Tunisia e mentre le mobilitazioni popolari continuano contro il nuovo governo, milioni di persone hanno riempito pacificamente le città egiziane. Una moltitudine di persone comuni ha sfidato il coprifuoco ed è confluita nel centro del Cairo reclamando la fine del regime assassino e corrotto, la cacciata di Mubarak. Di fronte alla mobilitazione popolare l’esercito, che pure schierava i tank nelle strade, non ha osato muovere un dito. Oggi settori della polizia e di sostenitori di Mubarak hanno aggredito la popolazione cercando di scacciarla dalla centrale piazza Tahrir, senza riuscirci.
Stiamo vivendo l’inizio di un processo rivoluzionario moltitudinario e spontaneo di cui è protagonista la gente comune. Un’intera area del mondo è coinvolta, iniziano ad esserne interessati direttamente decine di milioni di persone, ma assume una dimensione planetaria perché riguarda il futuro di tutti noi. La speranza concreta di miglioramento della vita si concentra nel coraggio e nella determinazione della popolazione egiziana e degli altri che, in questo momento, lottano nel mondo arabo. Sono in gioco la libertà, la dignità, l’affermazione dei bisogni umani contro le angherie e le ingiustizie di poteri oppressivi e caste dominanti. Se cresce e inizia a vincere questa spinta rivoluzionaria facendo giustizia di un regime con le mani sporche di sangue, si rafforzano le speranze di libertà e miglioramento della vita per tutti i popoli del mondo. Al Cairo, le qualità migliori che ci contraddistinguono come esseri umani risorgono, ed in esse possiamo identificarci. Il protagonismo diretto, il coraggio, la voglia di cambiare e migliorare sono nella grande piazza, non a caso piena di cartelli scritti a mano, di donne al megafono, di dignità e di fierezza.
È proprio tutto ciò che temono i potenti di ogni latitudine: fino a ieri complici di Mubarak, oggi invocano una “transizione ordinata”, affinché tutto resti come prima. È l’ipocrisia propria del sistema democratico, di cui i regimi autoritari arabi sono agenti in loco, che pretende di stare allo stesso tempo con gli aguzzini e con le vittime. Ma è anche espressione autentica dello smarrimento con cui guardano ad avvenimenti che hanno enorme difficoltà a controllare; sono significative le parole di Hillary Clinton, segretaria di Stato americana: sentono il terreno franare sotto i loro piedi.
Sono poteri oppressivi che non vanno sottovalutati, capaci di repressione feroce e di manovre, che in queste stesse ore lavorano per soffocare l’anelito di libertà delle genti egiziane. A maggior ragione c’è bisogno di uno schieramento forte e chiaro di solidarietà. Con il cuore e con la mente siamo al loro fianco, sosteniamo la straordinaria autoattività popolare affinché si consolidi in autorganizzazione stabile e indipendente, nell’autodifesa e nello sviluppo delle mobilitazioni.
Ci battiamo per una prospettiva di autotrasformazione complessiva della società egiziana e della vita, perché essa possa essere ripensata e riorganizzata in chiave comunitaria fuori da ogni oppressione statale.

con il popolo egiziano ed i popoli arabi in lotta
contro la miseria e le corrotte dinastie democratiche
via subito Mubarak
autodifesa delle mobilitazioni
dal sito www.lacomuneonline.it

lunedì 17 gennaio 2011

Siamo esseri umani non macchine come vorrebbero padroni ed oppressori

Solidarietà con le lavoratrici e i lavoratori Fiat
Per difendere dignità e diritti
Contro il cinismo disumano dei padroni

Siamo a fianco delle lavoratrici e dei lavoratori Fiat contro il vergognoso attacco padronale che colpisce la loro vita e dignità. In ragione della logica disumana del profitto e dell’accumulo Marchionne e i vertici Fiat – con il vergognoso accordo di Cisl e Uil - vogliono privare gli operai di diritti umani elementari. Si intensificano i ritmi, si limita il diritto ad essere malati, si colpisce il diritto di sciopero. Peggiora così la vita e aumentano i rischi per la sicurezza di ogni persona che lavora.

Marchionne – con l’appoggio governativo e di parte dell’opposizione- ha prepotentemente ricattato i lavoratori e le lavoratrici imponendo un referendum per far passare queste misure disumane. Un referendum basato sul ricatto: infatti, la Fiat ha previamente dichiarato che se perdeva il referendum chiudeva la fabbrica e licenziava tutti. Ma nonostante le intimidazioni e i ricatti il 46 % dei lavoratori e delle lavoratrici ha scelto di dire No a Marchionnne! E la maggioranza di chi lavora alla catena di montaggio ha detto No! Hanno scelto di difendere la loro dignità, non hanno accettato di essere servili nei confronti di padroni e potenti anche a costo di rischiare di perdere il lavoro.

Da questi lavoratori ci viene un lezione e un incoraggiamento: in ragione di valori umani fondamentali, della difesa della propria dignità in tanti hanno scelto di resistere all’attacco padronale, hanno scelto di dire No a questo accordo. E’ una spinta alla speranza e alla fiducia che alimenta le ragioni per sviluppare ed espandere la solidarietà. Per dire insieme ai lavoratori e alle lavoratrici SI ai diritti umani, Si al protagonismo e l’impegno diretto in prima persona per costruire insieme e la più ampia solidarietà tra gli sfruttati, gli immigrati, i disoccupati e tutti coloro che sono discriminati. Perché l’attacco ai lavoratori Fiat è parte di un offensiva del governo e di questa democrazia decadente che discrimina, esclude, sfrutta, divide, alimenta e fomenta razzismo.

La vicenda Fiat ci coinvolge umanamente, riguarda ogni persona che vuole difendere il diritto alla vita ed ad affermare l’umanità contro l’avidità degli sfruttatori e degli oppressori. Per noi schierarsi per la solidarietà e con i lavoratori Fiat è parte di un impegno per difendere i diritti umani di tutti, senza condizioni, contro lo sfruttamento, tutte le discriminazioni e il razzismo.

Perciò facciamo appello a tutte le persone solidali e sensibili a essere a fianco dei lavoratori Fiat e a sviluppare concretamente la solidarietà. I comitati solidali saranno in piazza il 28 gennaio e rivolgono un caloroso appello a mobilitarsi a fianco dei lavoratori e delle lavoratrici Fiat contro la prepotenza e il cinismo padronale.