sabato 11 settembre 2010

Torino, chiude la “Casa dell’ospitalità” di via Ghedini.
 
La scure dei tagli all’assistenza (4.5 milioni di euro) si abbatte su una struttura ritenuta dai funzionari e dalla giunta comunale costosa, quindi la logica della contabilità cinica dei numeri ne decreta la sua fine.
Una storia e una vocazione all’accoglienza che né ha scandito 85 anni di esistenza, la vita di migliaia di sfollati, profughi, senza dimora, immigrati, poveri, sfrattati in una città come Torino.
 
Ci si accorge che l’affidamento totale e senza controllo dell’assistenza domiciliare compiuto negli anni scorsi, è risultata costosa e non efficace, quindi si procede alla ripresa del servizio diretto dal Comune. Si rastrellano le forze e ci si accorge che le oss fanno da anni lavori d’ufficio, che in alcuni servizi, il nostro, esiste una pattuglia di OSS da impiegare per far fronte alla richiesta. Eccoci.
 
Nello stesso tempo questa marcia indietro, questo fallimento, produrrebbe la perdita del posto di lavoro di decine di Oss assunte dalle cooperative. Noi dovremmo ricollocarci qua e là, la Casa sarebbe gestita da una coppia di volontari al costo dell’affitto e forse un rimborso spese. L’idea chiamata truffaldinamente “Cohousing”, in realtà è l’esatto contrario, dependance di un istituto di riposo. Ma la Casa è stata ed è un luogo dove si intrecciano storie e relazioni, si affronta la solitudine. Tutto ciò non trova posto nella logica mortifera dello Stato, che alza la soglia di accesso ai servizi sociali, e se non esiste la domanda non esiste il bisogno. Si arriva ad affermare smentendo se stessa, che il fenomeno dei senza dimora non esiste per giustificare la tenuta di questo tipo di servizio, aperti giorno e notte e tutto l’anno. A fronte di 3000 sfratti all’anno, 195.000 persone vivono da sole in città, la popolazione anziana è tra le più numerose d’italia. Crisi economica esclusa. Non siamo sociologi, ma non ci vuole la laurea per capire dove siamo seduti.
Al di là di ogni contorsione che solo la politica sa fare, la sostanza è che si chiudono servizi, si chiude all’accoglienza, si impedisce l’accesso, si uccide.
 
Gli operatori e le operatrici della Casa dell’Ospitalità viaghedinisei. Torino

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